Proprio alla vigilia del triduo pasquale don Mario Galbiati si è ricongiunto a quella che lui definiva la sua «Mamma celeste», perché «quanto è accaduto lungo il mio cammino è opera sua, è lei che muove il cuore». Il fondatore di Radio Maria e di Radio Mater è scomparso a 92 anni – era nato a Monza nel 1930 -, dopo quasi settant’anni di ministero (era stato ordinato sacerdote nel Duomo di Milano il 28 giugno 1953).
Una vocazione, la sua, sbocciata in famiglia e coltivata prima dai Salesiani e poi nel Seminario diocesano. Dopo l’ordinazione, la prima destinazione ad Albavilla (Como), come vicario parrocchiale. Nel 1966 fu nominato parroco ad Arcellasco d’Erba e in quel contesto, a fianco della responsabilità pastorale, avviò il cammino di «apostolato radiofonico». Così lo ricordava: «Durante la Missione cittadina che nel 1983 coinvolse le parrocchie di Erba, mi sorse il desiderio di portare la predicazione anche ai malati che non potevano venire in chiesa, attraverso un’antenna installata sul campanile. Grazie al supporto di alcuni esperti, realizzammo quel progetto e, al termine della Missione, con il Consiglio pastorale decidemmo di andare avanti…». Ecco quindi nascere Radio Maria (nello stesso 1983) e poi Radio Mater (nel 1994), emittenti che, nel giro di pochi anni, con le loro frequenze varcarono i confini nazionali e gli oceani. Un’originale esperienza ecclesiale, nata nel segno dell’innata devozione mariana del suo ideatore e al contempo spirituale, culturale e ricreativa, con una programmazione incentrata su preghiera, catechesi e dialogo (la prima ad “aprire i microfoni” alle telefonate da casa), priva di pubblicità e affidata esclusivamente a conduttori volontari. «Strumento di crescita nella fede per una sempre più efficace testimonianza cristiana»: così il cardinale Martini aveva definito Radio Mater.
Una personalità brillante e vulcanica, quella di don Mario, unita a un carattere indomito. Abituato alle sfide fin da quando da ragazzo giocava a basket (sua grande passione insieme alla musica), non si arrese mai alle avversità. Come il «temporale umano» (parole sue) che lo costrinse a lasciare Radio Maria. O come le vicissitudini legate alla ricerca di una nuova sede per Radio Mater, poi trovata nel 2013 proprio ad Albavilla, dove aveva iniziato il suo ministero. O come i travagli di salute dell’ultima stagione della sua vita, contrassegnata dalla sofferenza della dialisi, che lo spinse ad accantonare le incombenze materiali per dare la precedenza alla dimensione spirituale. Una testimonianza di fede ricordata anche nel volume Come seme che germoglia. Sacerdoti nella malattia di Vittore De Carli, edito da Lev (qui il capitolo che lo riguarda).
Nel 2019, per i 25 anni di Radio Mater (festeggiati con un libro), aveva ricevuto gli auguri del Papa e la visita dell’Arcivescovo, che nell’omelia della Messa celebrata per l’occasione aveva sottolineato: «Rendiamo grazie per questi 25 anni nei quali Radio Mater, la radio della Mamma, ha portato Gesù nelle case del mondo. E lo ha fatto con quella prossimità discreta che è tipica della Mamma, come una raccomandazione costante».
Al termine del cammino terreno di don Mario restano le parole che, da anziano sacerdote, qualche anno fa rivolgeva ai preti di oggi: «Li vedo come uomini legati indissolubilmente al Signore e aperti agli altri con la misericordia cara a papa Francesco. Insomma, un prete che è tutto a tutti. E che sappia coltivare interiormente l’intimità con Dio. Se c’è quella, il resto viene di conseguenza…».