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Don Mario Ciceri è beato

Sirio 11 - 17 novembre 2024
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Verso gli altari

Don Mario Ciceri, prossimo Beato ambrosiano

La Congregazione delle Cause dei Santi ha promulgato il decreto relativo a un miracolo attribuito all’intercessione del sacerdote morto nel 1945

di Emilia FLOCCHINI

24 Novembre 2020
Don Mario Ciceri (in piedi)

Oggi la Sala Stampa vaticana ha dato notizia, nel suo Bollettino, che tra i Decreti promulgati dalla Congregazione delle Cause dei Santi c’è anche quello che riguarda un miracolo attribuito all’intercessione di don Mario Ciceri. Il suo nome – anche nella diocesi di Milano, che pure gli ha dato i natali – è forse poco conosciuto. Eppure ora si appresta a essere un nuovo Beato ambrosiano, anche grazie alla tenacia di una comunità che non ha mai smesso di credere nel suo esempio.

Nato nell’attuale Veduggio con Colzano l’8 settembre 1900, manifestò ai genitori di voler diventare sacerdote quando aveva circa otto anni. Il suo ideale, maturato osservando come chierichetto il suo parroco, don Carlo Maria Colombo, si consolidò negli anni della formazione, svolta nelle sedi del Seminario diocesano di Milano, dopo un anno al Collegio Gervasoni di Valnegra, dove venivano accolti i ragazzi poveri orientati al sacerdozio. Fu ordinato sacerdote il 14 giugno 1924 e subito destinato alla parrocchia di Sant’Antonino Martire a Sulbiate, più precisamente, nella frazione di Brentana.

La sua preoccupazione maggiore era per i giovani: promosse l’Azione Cattolica, li invitava a partecipare a ritiri ed esercizi spirituali, lavorava con le sue mani per rendere l’oratorio un luogo accogliente. Anche i malati, specie i più poveri, ricevevano le sue cure. Negli anni della seconda guerra mondiale, contribuì a far sentire meno lontani da casa i giovani militari tramite il bollettino Voce Amica. Don Giovanni Barbareschi l’ha annoverato nel suo libro Memoria di sacerdoti “ribelli per amore” perché accoglieva e trovava rifugio a quanti erano in fuga per motivi politici, senza preoccuparsi della propria incolumità e rischiando anche l’arresto. Non volle accettare altri incarichi, per continuare ad aiutare la gente di Sulbiate e dei paesi vicini.

Il 9 febbraio 1945, mentre viaggiava in bicicletta di ritorno da Verderio Inferiore, dov’era andato per aiutare nelle confessioni, don Mario fu investito da un biroccio, ovvero da un calesse. Fu soccorso molto tempo dopo e portato in ospedale. Mentre i suoi giovani facevano a gara per donargli il proprio sangue, lui dichiarava di offrire la propria vita per la fine della guerra. Morì il 4 aprile 1945, sacerdote da quasi ventuno anni.

La comunità parrocchiale di Brentana di Sulbiate, ora parte della Comunità pastorale Regina degli Apostoli, è sempre stata convinta dell’esemplarità del suo antico viceparroco. La sua fama di santità e i suoi ideali sono stati portati avanti dall’Associazione Don Mario Ciceri Onlus, che affianca al volontariato la diffusione della sua vicenda, tanto da essersi resa attore della sua causa di beatificazione e canonizzazione. Il processo diocesano si è svolto tra il 13 settembre 2003 e il 14 maggio 2004, mentre il decreto sull’eroicità delle virtù risale al 1° dicembre 2016.

Il decreto sul miracolo era da tempo atteso, e nella parrocchia di Sant’Antonino è stato salutato con le campane a festa. Il fatto riguarda Raffaella Di Grigoli, all’epoca una bambina di sette anni. Il 16 settembre 1975 fu ricoverata all’ospedale Valduce di Como, oggi tra quelli in prima linea per la lotta al Coronavirus, dove le venne diagnosticato un “dolicosigma”, ossia un allungamento fuori norma del colon. Due interventi chirurgici in rapida successione non risolsero la sua situazione, tanto che il 30 ottobre 1975 le fu amministrata la Cresima in articulo mortis. Quando neanche un terzo intervento sembrava avere esito positivo, la zia della bambina pensò di ricorrere all’intercessione di don Mario. Informò del caso la sorella del sacerdote, che consegnò alla famiglia un foulard a lui appartenuto. La madre di Raffaella lo posò più volte sul suo corpo, accompagnando il gesto con le sue preghiere, alle quali si unì tutta la famiglia. Il quadro clinico migliorò, tanto che Raffaella fu dimessa il 4 febbraio 1976 e, nel 2005, divenne a sua volta madre di una bambina.

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