Anche dalle segnalazioni che provengono dalle nostre comunità cristiane pare evidente una tendenza che si sta percependo, ovvero che le persone con autismo stiano aumentando di anno in anno. Di fatto gli studi epidemiologici internazionali hanno riportato un incremento generalizzato della sindrome dello spettro autistico. La maggiore formazione dei medici, le modifiche dei criteri diagnostici e l’aumentata conoscenza del disturbo da parte della popolazione generale, connessa anche al contesto socio-economico, sono fattori da tenere in considerazione nell’interpretazione di questo incremento. In Italia, si stima che un bambino su 77 (età 7-9 anni) presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi: i maschi sono 4,4 volte in più rispetto alle femmine.
«Non interessa a nessuno»
Eppure – come ha affermato recentemente Elio, noto cantante, ultimamente conosciuto anche per la sua testimonianza come padre di un figlio con autismo – «dell’autismo, a parte chi lo ha in casa, non interessa nessuno». Una frase forte, provocatoria, ma che rivela anche una verità, ovvero che vige un certo atteggiamento di fondo da parte della comunità (civile e anche cristiana) di non voler prendere in considerazione il fatto che ci sono persone che non sono malate, che non sono “indietro” rispetto alle altre, ma che semplicemente hanno uno sviluppo neurologico “atipico” (rispetto al “normale” statistico), come una variante naturale del cervello umano. La “diversità neurologica” viene così considerata “diversamente” normale.
Le condizioni neurodiverse non sono condizioni da curare in toto, ma rappresentano più una specificità umana che può non essere totalmente e necessariamente svantaggiosa. Infatti, il cervello neurodiverso possiede una struttura cerebrale atipica, che implica un modo diverso di elaborare le informazioni. In tale costrutto, rientrano tutte quelle condizioni caratterizzate da diversità cognitiva (con base neurologica) rispetto allo sviluppo neurotipico. L’atteggiamento di indifferenza, di imbarazzo, magari anche di timore davanti alle persone con autismo, nasce fondamentalmente dal trovarsi “spaesati” di fronte a un modo “diverso” di percepire, di sentire, di atteggiarsi della persona che si ha davanti. La diversità spiazza sempre, perché non si sa come comportarsi, cosa fare, cosa dire…
Stereotipi da abbattere
La Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, che ricorre annualmente il 2 aprile, è importante per aiutare i membri della comunità intera a conoscere maggiormente che cosa sia l’autismo, le sue caratteristiche, ma soprattutto che dietro a questa sindrome ci sono comunque sempre delle persone a cui, come tutti, piacciono alcune cose e altre no, hanno desideri, hanno bisogni, possono esprimersi, non utilizzando necessariamente il canale verbale. Questa giornata è la possibilità per abbattere stereotipi e pregiudizi frutto spesso di una non conoscenza e di un approccio superficiale alle persone con autismo.
Le iniziative di sensibilizzazione, in occasione di questa giornata, sono molte e belle, promosse in particolare dal mondo del terzo settore. Come Consulta diocesana desideriamo segnalare l’evento formativo (vedi qui la locandina) promosso dal Servizio Nazionale per la pastorale delle persone con disabilità, occasione in cui anche il Papa dedicherà un momento di incontro (1 aprile), di ascolto e di incoraggiamento alle persone con autismo.