«Siete miei amici». In questa frase di Gesù, riportata al capitolo 15 del Vangelo di Giovanni, si riconoscono i 16 candidati al diaconato che verranno ordinati dell’arcivescovo Mario Delpini sabato 30 settembre, alle 9, nel Duomo di Milano (vedi qui i loro nomi e le parrocchie di provenienza). La celebrazione sarà trasmessa in diretta su Telenova (canale 18 del digitale terrestre), www.chiesadimilano.it e youtube.com/chiesadimilano.
Hanno tra i 24 e i 36 anni, sette di loro sono laureati. Qualcuno, come Michele Ascari, il maggiore della classe, ha lavorato per un certo periodo di tempo prima di entrare in Seminario. Qualcun altro, come Ludovico Pileci, il più giovane, è diventato seminarista appena terminato il liceo. C’è chi ha fatto esperienze missionarie significative per la propria vocazione, in Perù, in Giappone e con il Pime; chi ha praticato sport di squadra in maniera seria; tanti poi sono appassionati di musica e suonano uno strumento. Un terzo dei futuri diaconi è originario della Zona IV (Rho) e quasi un altro terzo della II (Varese)
Diversi per età, provenienza e caratteri, accomunati dall’amicizia tra loro e con il Signore Gesù, raccontano di essersi incamminati «nella via dell’apprendimento dell’amore», a volte scontrandosi «con la fatica della concretezza nel vivere l’agape fraterna». Ma proprio a partire dall’amore di Dio, che si è fatto sentire in tempi e modi diversi vicino a ciascuno di loro e da quell’amicizia che li lega, «non certo perfetta, ma fatta di volti, sorrisi e ferite», desiderano «annunciare l’amore e l’amicizia di Cristo per la sua Chiesa e per il mondo intero». Una bella sfida che li accompagnerà fino all’ordinazione presbiterale, l’8 giugno 2024, e poi nel ministero.
Il tableau
Anche l’immagine che hanno scelto per il loro tableau, opera dell’artista contemporaneo Nicola Villa presente nell’Evangeliario ambrosiano, raffigura la Chiesa per la quale ciascuno di loro intende spendersi. «Essa – spiegano i candidati – è anzitutto ri-unione di uomini e donne convocati da Gesù attorno alla sua mensa: è questo, in primo luogo, oltre ogni buona intenzione umana, che li rende Chiesa».
A prima vista le figure sembrano semplicemente stilizzate e omologate dal colore nero; i volti non sono esplicitamente raffigurati, potrebbe apparire una massa anonima. «La tecnica dell’acquerello utilizzata dall’artista è però capace di creare giochi di luci e ombre, invisibili in prima battuta – tengono a precisare i candidati -, ma per chi si sofferma a contemplare l’opera, capaci di fornire calore e vita propri a ogni individuo rappresentato, al punto addirittura da assumere, per ogni osservatore, i lineamenti di persone conosciute e a sé care».
Sullo sfondo dell’opera di Nicola Villa si intravede il volto di Sant’Ambrogio, compatrono della nostra Diocesi, e la pianta della basilica milanese a lui dedicata. «Anche questi particolari ci sono piaciuti – concludono gli ormai prossimi diaconi -, perché segni dell’affetto speciale che ci lega alla porzione di popolo di Dio cui desideriamo spenderci con zelo, in obbedienza al nostro Vescovo, all’interno della sollecitudine per la Chiesa universale».