Come farà il Signore a salvare tutti?
L’immensa moltitudine che abita la terra, la folla ostile che condanna a morte, i potenti spietati che condannano il giusto: come può il Signore salvare tutti?
Nella narrazione della passione secondo Luca l’unica parola buona che è registrata è la parola dell’altro malfattore che subisce la stessa pena: «Noi giustamente perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male. … Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». E Gesù ha per il malfattore la promessa di salvezza: «In verità ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Gesù salva tutti, ma uno per uno.
Gesù salva uno per uno, perché la sua salvezza è nella forma dell’incarnazione. In ogni situazione in cui ciascuno possa trovarsi Gesù si rende presente. L’incarnazione del Figlio di Dio non si celebra solo per festeggiare il Natale.
Se tu sei nell’angoscia di una prova che ti opprime, ti spaventa, ti blocca, Gesù è vicino a te, anche lui ha provato paura e angoscia in quella notte di vigilia.
Se tu provi l’amarezza e la delusione perché i tuoi amici, i tuoi cari ti hanno rinnegato, abbandonato o persino tradito e messo nei guai, Gesù è vicino a te, anche lui ha provato la delusione dell’abbandono e del tradimento.
Se tu provi il dolore che lacera le carni, che sfigura la tua bellezza, che tormenta il corpo e l’anima, Gesù è vicino a te: anche lui ha sentito il colpo del flagello, ha sofferto l’umiliazione dello scherno, ha sanguinato per le spine che ferivano la testa.
Gesù salva uno per uno, perché ha una parola per ciascuno, nella forma della vocazione, quando chiama: «Seguimi».
Gesù ha una parola per ciascuno, nella forma della missione: «L’uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo:“Torna a casa tua e racconta quello che Dio ha fatto per te”» (Lc 8,38-39).
Gesù ha una parola per ciascuno, nella forma della promessa: «Oggi, con me, sarai nel paradiso».
Gesù salva uno per uno perché la parola personale fa appello alla libera risposta e stabilisce quell’amicizia, quella comunione che rende i credenti partecipi della stessa vita di Gesù, attraverso la sua morte, nella gloria del paradiso. «Con me sarai nel paradiso».
Non andare a casa senza aver incrociato lo sguardo di Gesù. Oggi Gesù continua a salvare ciascuno di noi, uno per uno. Ciascuno con la sua storia, con il bene compiuto, il bene ricevuto, le ferite della vita, le fatiche e gli entusiasmi. Uno per uno.
La parola può essere proclamata nella grande assemblea, ma tu non andare a casa senza aver raccolto quella parola che, fra tante, è stata pronunciata per te. In ciascuno lo Spirito Santo suscita una emozione, una domanda, una supplica ed ecco: c’è una parola che ti viene rivolta proprio a te, per consolare, per incoraggiare, per chiamarti.
Il cammino della via crucis è stato percorso insieme con tanti altri, ma tu non andare a casa senza domandarti con chi ti sei identificato: io sono forse come il malfattore che chiede il paradiso? Sono forse Pietro che piange il suo rinnegamento? Sono forse come Pilato che vorrebbe essere giusto e fare giustizia e sacrifica l’innocente piuttosto che perdere il favore della folla? Sono forse come Simone di Cirene che si piega per forza sotto il peso della croce? I personaggi della passione sono ruoli di una sacra rappresentazione, ma sono persone in carne e ossa che si trovano la vita segnata per sempre dall’incontro personale con Gesù.
La storia del malfattore che invoca salvezza è una storia commovente, esemplare. Non andare a casa senza ripeterti nel cuore: «Signore Gesù, abbi pietà di me peccatore, ricordati di me». non andare a casa senza aver fatto il proposito di cercare il rapporto personale con Gesù per celebrare la Pasqua con tutta la Chiesa, nella confessione di Pasqua, nella celebrazione dei misteri della settimana santa autentica.