L’aula del Sinodo «non è un mondo che si isola», vi entrano «gli strazi, le lacrime, gli interrogativi per tante guerre» e in particolare per la situazione della Terra Santa, così come dell’Ucraina, della Siria, del Libano, di tanti «Paesi tribolati». Lo racconta l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nel suo secondo videodiario sinodale, assicurando: «Siamo partecipi, si prega, si digiuna, come ha chiesto ancora il Papa». E ascoltando testimonianze su comunità che vivono «situazioni di povertà, di persecuzione, di numeri insignificanti», si capisce che «solo la potenza di Dio può far sentire che c’è una Chiesa viva, giovane, che vuole annunciare una buona notizia a tutta l’umanità». Per questo l’Arcivescovo chiede a tutti i fedeli «di custodire la memoria di queste situazioni», di pregare e di impegnarsi in «un percorso costruttivo per seminare pace».
«Grazie, Milano»
Ma al Sinodo l’Arcivescovo registra anche la «riconoscenza e ammirazione per la nostra Chiesa» manifestatagli da molti Vescovi, che «conoscono Milano» o sono stati nella nostra diocesi «a esercitare il ministero o a trovare comunità». Sentimento condiviso dai Patriarchi delle Chiese cattoliche d’Oriente, «preoccupati per questa grande emigrazione che impoverisce le loro comunità», ma che hanno fatto esperienza dell’«accoglienza» ricevuta a Milano, con «chiese e ambienti in cui possono pregare, possono fare catechismo ai loro ragazzi, possono celebrare le grandi feste della loro tradizione».
I lavori
E poi, naturalmente, ci sono i lavori sinodali. Un impegno, tra Circoli minori e Congregazioni generali, «molto interessante, ma anche piuttosto faticoso». «Un grande esercizio di ascolto», lo definisce Delpini, che richiede adeguate «condizioni spirituali»: soprattutto una «disposizione favorevole» a cogliere «una riflessione originale, un contributo particolare, una notizia che non so». Così «si può ascoltare con frutto».