La prima sessione del Sinodo sta per concludersi e si guarda già alla prossima dell’ottobre 2024. Mentre si raccolgono i frutti dell’assemblea, l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nel suo terzo videodiario sinodale, si chiede: «Questo Sinodo è nato da una difficoltà della Chiesa di fronte al mondo contemporaneo, oppure da un’esuberante passione per il Vangelo?». Nell’aula sinodale confessa di avere notato segni ed espressioni di entrambi gli aspetti: da una parte, «inadeguatezza e disagio» davanti a contesti sfavorevoli al Vangelo; ma dall’altra «testimonianze di vivacità», «un desiderio condiviso di affrontare la corresponsabilità della missione di dare buone notizie all’umanità, di fronte al gemito dei poveri, all’inquietudine dei giovani, alla sensazione di alcune categorie di essere poco ascoltate e addirittura escluse». Aspetti contrastanti che – racconta l’Arcivescovo – nell’aula «si sono intrecciati creando momenti a volte di intensa commozione, a volte di amarezza e depressione».
Ma tutto ciò cosa consegna alla Chiesa? «In attesa dei documenti riassuntivi – rileva monsignor Delpini – i prossimi mesi possono essere occasione di esercitazioni di sinodalità». L’obiettivo è «percepire quale frutto il metodo sinodale può portare agli scopi della Chiesa». Di fronte al disagio, «il convenire insieme per un discernimento condiviso può individuare strade di missione». E dove invece c’è desiderio di partecipazione, «può incanalare gli stimoli verso destinazioni evangeliche».