Martedì 8 agosto è il giorno che, per presenza, raccoglie la partecipazione massima dei gruppi ambrosiani del gemellaggio post Gmg (più di 700 giovani) ed è anche quello che il programma riunisce, nel pomeriggio, nella zona più alta della città di Porto, per la visita e poi la celebrazione della S. Messa nella Cattedrale. Una chiesa risalente al XII secolo che conserva il suo stile originale di chiesa-fortezza, con le due imponenti torri campanarie. I giovani pellegrini hanno potuto ammirarne il chiostro, decorato in un’esplosione di blu con le tipiche piastrelle Azulejos che lo abbelliscono con raffinatezza, e salire fino in cima alla torre per un selfie con vista della città.
Alla Santa Messa – dove interviene per un saluto al “fratello Mario Delpini” e ai giovani ambrosiani anche il Vescovo Manuel Linda, dando loro il benvenuto nella diocesi di Porto, molto felice di accoglierli – presiede l’Arcivescovo Delpini. In quelle ore ormai prossime, per la maggior parte dei gruppi, al ritorno verso casa, esorta i giovani a non procrastinare desideri e scelte, ma, rinvigoriti dall’esperienza appena vissuta, a sentire la possibilità di cominciare oggi la grande impresa: «La vostra vita sarà una vocazione che si realizza».
«Mi posso immaginare come noi, questo popolo di Dio radunato a Lisbona e Porto che sta tornando alle nostre comunità, e come forse le nostre comunità, potrebbero essere attraversate da un nuovo slancio se anche noi andiamo a casa e costruiamo il tempio di Dio», così introduce la sua riflessione, prendendo spunto dalla Parola della lettura del primo libro dei Re che permette di immaginare l’entusiasmo che regnava e l’impegno tecnico e materiale messo in campo per la costruzione del tempio di Gerusalemme: un’impresa che, con la sua realizzazione (in sette anni), ha lasciato a lungo una traccia nella storia.
«Dovrebbe percorrerci un brivido di commozione pensare che al termine di questa impresa ci mettiamo all’opera per costruire il tempio di Dio a costruire se stessi e le nostre comunità come dimora di Dio in mezzo agli uomini. Questa celebrazione è l’occasione per dire: mettetevi all’opera se sentite che è il momento – oggi – di iniziare questa impresa memorabile. Se pensate che voi siete chiamati a sposarvi – e volete fare famiglie felici – cominciate oggi a pensarci, a prepararvi, a curare il vostro carattere, a capire cosa vuol dire amare – nel quotidiano, nelle minuzie delle attenzioni di casa, nella tenacia per resistere alle fatiche -, a rendere generosa la dedizione senza l’egocentrismo della pretesa. Se voi pensate di essere chiamati a diventare preti, suore, o a consacrarvi in qualunque altra forma di consacrazione, cominciate oggi a imparare come si fa a vivere la castità, la libertà del cuore, la dedizione che fa dell’amore di Gesù il centro sufficiente ed esclusivo della propria vita. Intuite, provate a chiedere al Signore dove sia la vostra meta».
La mattinata di condivisione
Per mettersi in cammino, incoraggiandosi nella preghiera e costruendo rapporti e amicizie profonde, percorrendo un itinerario, i giovani del gemellaggio post Gmg a Porto, già in mattinata, avevano vissuto un tempo di scambio e condivisione all’interno dei loro gruppi, con i propri responsabili, per rileggere “a caldo” l’esperienza unica e straordinaria della Giornata mondiale della gioventù, provocati dalle domande che l’Arcivescovo ha loro posto per condividere quanto vissuto. Gli obiettivi che suggerisce ai giovani ambrosiani possono essere tre: una sintesi che serva a chi ha partecipato per dire cosa è stata questa Gmg; una prospettiva e un proposito, un cammino da compiere; un messaggio da portare a chi non c’era (amici, conoscenti, coetanei ecc.).
Lo sguardo al post Gmg, nonostante le parole semplici e dirette pronunciate da papa Francesco nei suoi discorsi, segna la necessità di un tempo per fermarsi ad approfondire, riprendere, meditare, metabolizzare. «Abbiamo incontrato un amore vero nell’ordinarietà: sarà difficile conservare l’entusiasmo e lo stupore; il rischio, con il ritorno a casa – prendono la parola alcuni giovani – è quello che rimanga solo un ricordo e non si traduca in qualcosa di concreto. Ma siamo chiamati ad essere testimoni nei nostri oratori e nelle nostre comunità, radici di gioia! Accomunati dalla stessa fede, nonostante le differenze culturali e linguistiche, abbiamo intuito che Gesù è l’amico che c’è sempre e ci accompagnerà in questo presente e futuro della nostra vita». Desiderando e sognando costruire il santo tempio di Dio che siamo noi e la Chiesa.