Mercoledì 24 luglio l’Arcivescovo è arrivato a Huacho, ospite della casa dove nel lontano 1989 iniziò la presenza dei fidei donum italiani.
Oggi qui risiede don Antonio Colombo, la cui bella figura sacerdotale e missionaria è stata presentata su queste pagine qualche giorno fa (leggi qui), in occasione del suo sessantesimo di sacerdozio. Oggi egli è attivamente impegnato nel carcere, nell’ospedale e nella chiesa cattedrale.
Esattamente ci troviamo nella parrocchia Gesù Divino Maestro, affidata per primo a don Giuseppe Noli, poi accompagnato e seguito da altri sacerdoti e coppie di laici.
Grazie ai fidei donum milanesi, la parrocchia ha svolto un lungo cammino di accompagnamento della gente più povera attraverso i progetti sanitari nell’epoca di maggiore necessità, quando il Perù era flagellato dal colera; poi si sono sviluppati il progetto educativo, con l’asilo, la scuola elementare e media e infine il doposcuola per i ragazzi di strada, un’esperienza promettente. Così pure sono cresciuti diversi progetti di sviluppo: la falegnameria, la panetteria e quindi l’associazione di artigiane di giunco “Tejesol Huacho”, tutt’ora attiva.
L’attività pastorale ha sempre cercato di accompagnare la gente nei numerosi settori di una periferia ampia e popolosa (circa 30 mila abitanti) e una decina di cappelle nei vari quartieri, costituendo vivaci comunità cristiane.
«La fede si rafforza donandola»: con questa frase di Giovanni Paolo II si può spiegare il senso della esperienza dei fidei donum. Perché tanti laici e sacerdoti hanno lasciato la propria casa per offrirsi a questa Chiesa di Huacho? Un unico desiderio anima un fidei donum: condividere la fede con spirito missionario, servizio e solidarietà. Ciascuno di essi, a partire dalla propria esperienza personale, è stato spinto dallo Spirito del Signore a collaborare con la Chiesa sorella di Huacho perché cresca e si rafforzi il «dono della fede» già presente in questo popolo, che sa esprimerlo in forme popolari e appariscenti.