Un Rosario, come già era avvenuto in altri momenti in cui gli eventi climatici hanno messo a dura prova intere comunità, recitato insieme per far sentire la vicinanza dell’intera Chiesa ambrosiana, a coloro che sono stati colpiti dalle calamità.
È questa la preghiera con cui l’Arcivescovo Mario Delpini ha scelto di essere accanto ai cittadini di Gerenzano, in provincia di Varese e in Zona pastorale IV, colpita due volte il 19 e il 24 luglio da devastanti nubifragi. In quella che ha definito una «visita di consolazione alle comunità disastrate dai temporali», il vescovo Delpini ha recitato un Rosario itinerante. Promosso dalla parrocchia dei Santi Pietro e Paolo e dall’oratorio San Filippo Neri, la serata ha visto una folta partecipazione di fedeli che hanno pregato i Misteri dolorosi.
Presenti il parroco don Nando Sarcinella e il vicario parrocchiale don Paolo Zibra, la sindaca Stefania Castagnoli, accompagnata da tutti i membri dell’amministrazione comunale, tanta gente proveniente anche da paesi vicini. Il Rosario, dopo l’introduzione nell’antica e amatissima chiesetta di San Giacomo e la lettura del Vangelo di Marco al capitolo 6, con il famoso «Non abbiate paura» detto dal Signore ai discepoli nel mare in tempesta, si è snodato attraverso cinque soste in altrettanti luoghi di particolare significato per i danni subiti dalle strutture pubbliche.
Costruire alleanze per affrontare le difficoltà
Nella scuola Media «Enrico Fermi», in parte non agibile – probabilmente gli studenti dovranno trasferirsi nei locali della biblioteca per qualche settimana all’inizio dell’anno scolastico – dove monsignor Delpini, ha riflettuto sui «rischi della rabbia, del risentimento, della ricerca del colpevole» a ogni costo che siano «l’inquinamento o i politici con il rischio di cercare solo un risarcimento o di ridurre la situazione a una condizione propizia per ottenere risarcimenti». Il vescovo ha proseguito, è «più saggio riconoscere che l’umanità è una presenza modesta, che cerca di fare le cose giuste, guardando a Maria, la donna di Nazaret».
Secondo Mistero nel largo Fagnani, con la panchina rossa che ricorda la tragedia della violenza sulle donne. «La disgrazia, i danni sono danni per tutti. Ma ci sono tra tutti i danneggiati alcuni che possono rialzarsi in fretta altri che sono in condizioni più difficili. La comune disgrazia deve aiutare ad aprire gli occhi, come ha fatto Maria. La comunità è chiamata a una speciale solidarietà, a un «mutuo soccorso», ha ricordato l’Arcivescovo ai cittadini di Gerenzano, a cui si è rivolto ancora nella terza fermata, davanti al municipio (anche nella sede del Comune la devastazione è stata grave, dove il tetto si è scoperchiato), sottolineando la necessità di «un’alleanza tra le istituzioni, le associazioni, le famiglie e i singoli».
Alleanza che «è la condizione favorevole ad affrontare le situazioni difficili», laddove, invece, «la tendenza attuale a essere sempre critici con tutti, a lamentarsi invece che a collaborare, a sospettare gli uni degli altri, è una tendenza che rende tutto più complicato». Il riferimento è a san Paolo che indica la pratica virtuosa di coltivare buoni rapporti, diremmo oggi, a livello istituzionale con gli amministratori e chi regge la cosa pubblica.
Le ultime due decine del Rosario, con la quarta recitata davanti alla scuola dell’infanzia «Carlo Berra» così devastata che i piccoli alunni dovranno spostarsi a Cislago fino a ottobre prossimo.
«Abbiamo il dovere di pensare al futuro perché i bambini – ha osservato l’Arcivescovo – sono la promessa di un futuro. Coltivare il futuro comprende anche imparare dalle disgrazie a fare meglio, a costruire in modo che le strutture resistano anche a fenomeni violenti, a diventare saggi e disponibili a riconoscere i propri limiti».
A conclusione, sul sagrato parrocchiale, a recitare la quinta decina è stata la sindaco che ha ringraziato della sua presenza e sollecitudine il vescovo Delpini che, come una consegna alla popolazione, ha scandito. «Trovare, nel convergere intorno all’altare, un principio di unità superiore all’interesse momentaneo, più resistente dell’emotività, più sapiente del calcolo, significa mettere una base solida per il paese. Dobbiamo confidare in Dio e ritrovarci intorno alle radici cristiane della nostra società».
Non abbiate paura
E tutto questo per rispondere alla domanda posta dall’Arcivescovo nell’introduzione e che ha trovato nella preghiera mariana condivisa la sua vera risposta. «Dov’è Dio quando infuria la tempesta? Ecco dov’è Dio: è Gesù, che si avvicina nella tempesta e rassicura i suoi discepoli spaventati. L’interpretazione magica del mondo si immagina che Dio governi le tempeste e ordini ai venti o alla pioggia di fare disastri, l’interpretazione cristiana, invece, confida in Dio che desidera salvare e convertire alla fede i suoi discepoli».