Venerdì 16 agosto, mons. Mario Delpini, accompagnato da don Maurizio Zago, è atterrato a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo. A dar loro il benvenuto all’aeroporto c’erano don Maurizio Canclini e chi scrive (fidei donum ambrosiani a Kinshasa); il dott. Vincent, presidente dell’Associazione Cenacle; il dott. Aristotele, responsabile del progetto Clinica Mobile, e Leon, responsabile di Casa Laura (la casa d’accoglienza per bambini abbandonati e per giovani studenti universitari fondata in città).
Una volta lasciato alle spalle l’aeroporto, la comitiva ha conosciuto uno dei più fedeli compagni di viaggio della città di Kinshasa: il famoso Embouteillage, ossia il traffico che caratterizza le strade di questa grande città (abitata da circa 17 milioni di persone). Per percorrere appena venti chilometri di strada sono servite più di due ore di viaggio (che alle volte possono diventare quattro, se non addirittura sei). Solo allora l’intero gruppo è giunto a Casa Laura, dove i bambini, i ragazzi e i giovani che vi abitano (in tutto 27 persone dai 6 ai 30 anni circa) li hanno accolti con dei canti. In questi giorni, l’Arcivescovo ha risieduto proprio in questa casa famiglia, dove ha avuto la possibilità di approfondire le attività del progetto Cenacle.
I bambini di strada
Sabato 17 agosto, secondo giorno del viaggio dell’Arcivescovo Delpini, è cominciato con la recita delle Lodi, alle sette del mattino, celebrate nella casetta di Lyolo. Questa abitazione è molto significativa per l’Associazione Cenacle, perché qui nel 2018 è nato e cresciuto il desiderio da parte di alcuni giovani studenti di medicina, accompagnati da don Maurizio Canclini, di realizzare un aiuto concreto per i bambini di strada, che sono una delle tristi realtà di Kinshasa (si stima che in tutta la capitale siano almeno 50 mila).
Oggi la casa di Lyolo è la sede del progetto «Clinica Mobile», un’ambulanza che, tre sere alla settimana, esce per prendersi cura di bambini e giovani che vivono in strada. Qui abitano sei giovani (principalmente medici) che seguono direttamente il progetto, e ne hanno spiegato all’Arcivescovo le caratteristiche.
Un gigante con i piedi di argilla
Si è poi tornati a Casa Laura, dove mons. Delpini ha incontrato il professor Rombaut Nana Ndana, direttore generale dell’Ucc (Università cattolica di Kinshasa) School of Management, e suor Marie Rose Ndimbo Ngbiangonda, professoressa e responsabile dell’amministrazione all’Ucc–School of Management. L’Arcivescovo è stato accolto anche da Flavien Tchamdjeu, coordinatore del programma di Mba per l’Africa francofona, e Fortunata Ciaparrone, un’imprenditrice italiana residente da più di venti anni in Congo.
Si è discusso della città di Kinshasa e, più in generale, delle condizioni della Repubblica Democratica del Congo: aspetti religiosi, sociali, economici e politici. I presenti hanno condiviso l’idea di un Paese con un grande potenziale, che tuttavia non riesce a crescere («un gigante con i piedi d’argilla»). Nel dialogo è inoltre emerso come la Chiesa potrebbe essere l’unica realtà dove le diverse anime del Congo possano trovare una certa unità: vincendo le divisioni cercando e vivendo la comunione nella fede.
Il ricordo dell’ambasciatore Luca Attanasio
Sempre a casa Laura, l’Arcivescovo ha successivamente incontrato mons. Crispin Kimbeni, vescovo della Diocesi di Kisantu. La capitale Kinshasa è infatti talmente grande da contenere addirittura due Diocesi al suo interno.
Nel pomeriggio, accompagnati sempre dal fedelissimo Embouteillage, il gruppo si è rimesso in strada per raggiungere la parrocchia di San Pio X. Qui è stata celebrata la Messa in memoria dell’ambasciatore Luca Attanasio. La celebrazione eucaristica è stata animata dal coro Elykia, nato in Italia nel 2009 su iniziativa del maestro Raymond Bahati, originario della Repubblica Democratica del Congo. Durante l’omelia, l’Arcivescovo ha invitato la comunità a non arrendersi alla morte, bensì a cercare il Signore della Vita. Il solo che, donando il suo corpo e il suo sangue, ci può donare la vita eterna.
Terminata la Messa, mons. Delpini ha risposto ad alcune domande rivoltegli soprattutto dalla comunità giovanile della parrocchia. Sempre accompagnati dal «fedelissimo compagno di strada», il gruppo ha fatto rientro in serata a Casa Laura, dopo una lunga giornata ricca di incontri.
I volti del progetto Cenacle
Domenica 18 agosto, terzo giorno di viaggio in Congo è stato interamente vissuto a Casa Laura: alle Lodi al mattino, ha fatto seguito un incontro con i responsabili di tutti i progetti di Cenacle: la clinica mobile, l’ambulatorio pediatrico, Casa Laura e Pizza Mondo.
Sempre con i responsabili e tutti coloro che partecipano alla vita dell’associazione si è celebrata la Messa. Durante l’omelia, l’Arcivescovo si è soffermato su tre parole: il passato, che è una condizione più o meno favorevole, ma non è una schiavitù. L’incontro, con Gesù, che dona l’esperienza della libertà, deve diventare responsabilità. L’ultima parola indicata è il presente. Nel nostro quotidiano, infatti, abbiamo la libertà di scegliere se vogliamo vivere la vita di Gesù, oppure se vogliamo rimanere nascosti nella folla.
Le testimonianze dei giovani
Terminata la celebrazione, l’Arcivescovo ha condiviso il pranzo e scambiato alcune parole con chi tutti i giorni collabora ai progetti del Cenacle. Alcuni giovani hanno raccontato del loro passato (spesso caratterizzato da profonde ferite causate, ad esempio, dalla la guerra nell’Est, la malattia, la povertà e la solitudine), del loro presente (come possibilità di «rinascita», tramite l’accoglienza in una casa, lo studio e il lavoro) e dei loro sogni per il futuro (fatto anche di responsabilità nei confronti di chi è meno fortunato). L’Arcivescovo ha sottolineato che il bene realizzato («fosse anche per una sola persona») giustifica già gli sforzi e l’esistenza dell’Associazione Cenacle. Ha chiesto, inoltre, di non essere solo «un’isola sperduta nel mare», ma di cercare di stabilire e rafforzare legami con altre realtà della città, con le quali si condividono le finalità e le azioni di sostegno agli ultimi.
Terminato l’incontro, l’Arcivescovo ha dedicato del tempo per i colloqui personali: non solo con don Maurizio e don Francesco, ma anche con i giovani che avevano il desiderio di confrontarsi individualmente con lui.
Ai Vespri della sera è seguita una cena con i bambini e i giovani che abitano a Casa Laura.