Sui pendii boscosi del monte Solmisso, non lontano dalle imponenti rovine di Efeso, sorge una piccola cappella venerata come la casa della Madonna, (in turco Meryem Ana Evi): un luogo sacro sia per i cristiani sia per i musulmani, perché è qui che secondo la tradizione la Madonna abitò, trasferendosi ad Efeso – dopo l’Ascensione al Cielo di Gesù e la Pentecoste – con il discepolo Giovanni, a cui Gesù morente affidò la Madre (Gv 19, 25-27).
Da tempo immemorabile questo santuario fu meta di pellegrinaggi da parte delle comunità ortodosse, che secondo un’usanza antichissima, vi si recavano a piedi soprattutto in occasione della solennità dell’Assunta (da loro chiamata “festa della dormizione”).
Ancor oggi ogni 15 agosto è Festa Grande sul monte. E quest’anno è stata resa ancora più gioiosa dalla presenza dell’Arcivescovo di Milano Mario Delpini.
Numerosi i pellegrini provenienti da tutto il mondo e dalle varie parrocchie della Diocesi di Smirne, insieme ai tanti turisti e fedeli musulmani.
Tutti in fila – senza distinzione di razza, età, ceto sociale e credo religioso – in silenziosa e devota attesa per poter accedere alla piccola e semplice dimora in pietra, e pregare Maria, affidandole problemi, preoccupazioni, sogni e speranze.
Tre i momenti forti della giornata: la tradizionale benedizione delle primizie (frutta e pane), per ringraziare e lodare il Signore Creatore del Cielo e della Terra e invocare la protezione divina su tutti i lavoratori della Terra. La celebrazione eucaristica all’aperto sul piazzale gremito di fianco al piccolo santuario. E sul finir del giorno, senza più l’innumerevole folla, nell’intimità della casa, la recita del rosario in diverse lingue, tra cui l’aramaico, la lingua madre di Gesù.
Così, nella Solennità dell’Assunta, la Chiesa universale e d’umanità intera, in una minuscola e semplice casa sul colle ha trovato un faro sicuro.
L’Arcivescovo di Milano Delpini, l’Arcivescovo di Smirne Kmetec, il Vescovo Caldeo Garmou, con tutti i sacerdoti, religiosi e religiose della Diocesi di Smirne e i numerosissimi fedeli, (cattolici, ortodossi, caldei armeni, siriaci e anglicani) hanno celebrato insieme la Beata Vergine Maria: attorno a lei, Madre di tutta la Chiesa, si sono strette le chiese sorelle.
Ed è grazie a lei, Madre di tutta l’umanità nuova, che – come ha ricordato Delpini nell’omelia, – «contro l’ovvio, deprimente e indiscutibile, professato dal Nemico del bene, si innalza nel cuore della storia un cantico, un cantico di gioia che fa alzare la testa, allarga il cuore, semina sorrisi e invita a cantare. Risuona in ogni parte della terra l’eco della moltitudine immensa che nessuno può contare, un cantico lieto, un coro innumerevole di uomini, donne, bambini, di ogni lingua e di ogni popolo».