Il dialogo tra monsignor Mario Delpini e la dottoressa Augusta Celada, Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia (qui sopra il filmato integrale), inaugura una serie di “Conversazioni sulla scuola” che il Servizio diocesano di Pastorale scolastica intende promuovere nei prossimi mesi.
In questo lungo anno segnato dall’emergenza sanitaria, la scuola ha finalmente ritrovato la sua centralità nel dibattito pubblico. La pandemia, infatti, ha reso evidente che è impossibile trattare l’istituzione scolastica come un ambito marginale di interesse esclusivo degli addetti ai lavori e delle famiglie con figli a carico.
L’iniziativa diocesana vorrebbe favorire un confronto che sia contemporaneamente serio e amichevole, mettendo l’uno di fronte all’altro rappresentanti del mondo cattolico e delle istituzioni statali. Al di là di ogni sterile contrapposizione, proprio le difficoltà dei mesi scorsi hanno confermato che a fare la differenza è soprattutto la disponibilità a lavorare per il bene comune piuttosto che l’esclusiva difesa dei propri interessi.
E si deve riconoscere che, complessivamente, il personale della scuola ha dimostrato di essere pronto a fare la sua parte, impegnandosi con sacrificio, generosità e inventiva, nonostante lo scarso prestigio sociale e l’ancor più scarso stipendio di cui gode. Si è parlato molto, anzi troppo, di rime buccali e di banchi a rotelle, ma alla fine è stata la fedeltà dei docenti al proprio compito educativo a garantire la prosecuzione delle lezioni, pur nelle alterne vicende della didattica a distanza.
Certo, è difficile non vedere anche che la scuola patisce di fragilità che si trascinano da anni e che la situazione pandemica ha reso pressoché insostenibili. Si tratta di problemi diversi sul versante delle paritarie e delle statali, ma in entrambi i casi l’esigenza di trovare soluzioni strutturali è improrogabile.
Su questo hanno ragionato l’Arcivescovo e il Direttore dell’Usr, sollecitati dalle domande del giornalista di Avvenire Alessandro Zaccuri. Il titolo dell’incontro, «La scuola ha futuro?׃, allude non tanto a un domani lontano e incerto, difficile da prevedere, quanto alle scelte che il presente suggerisce e a ciò che ci insegna perché sia possibile investire con profitto a vantaggio delle nuove generazioni.
Infine i due interlocutori hanno provato a riflettere insieme su cosa significa oggi pensare la scuola come un luogo di sapienza, come un luogo, cioè, dove le conoscenze acquisite si integrano in una comprensione e in una pratica dell’esistenza che dà sapore alla vita, all’impegno quotidiano e ai legami sociali. Riconoscere e dare sapore, riconoscere e dare senso è quanto i più giovani si attendono di apprendere dagli adulti, in un dialogo intergenerazionale che proprio nei momenti di crisi appare più che mai necessario. Non è detto che proprio l’affiorare di questa consapevolezza e di questo desiderio non sia ciò che di più prezioso ci lascia l’anno trascorso, rilanciando alla scuola la sfida di trasmettere intatta l’eredità ricevuta.