Incontri, visite alle realtà sociali ed ecclesiali, celebrazioni: così si è articolata la presenza dell’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, a Salvador de Bahia, prima tappa del suo viaggio missionario in Brasile, dove opera don Andrea Perego, sacerdote ambrosiano fidei donum.
L’accoglienza degli ultimi
Nella prima giornata – dopo la visita al faro di Itapuá, da cui si può ammirare lo skyline della città -, monsignor Delpini ha incontrato l’Arcivescovo di Salvador, il cardinale Sergio da Rocha, che l’ha ospitato nella residenza episcopale nel quartiere centrale di Federação, dove abitano tutti i vescovi dell’Arcidiocesi. «Il Cardinale ha illustrato le dinamiche della città e della Chiesa locale – spiega don Andrea -. Salvador de Bahia è una delle megalopoli brasiliane, segnata dal grande contrasto tra i quartieri ricchi e le favelas. Qui, con un termine “politicamente corretto”, le chiamano comunidade, cioè comunità, quasi per distinguerle da quartieri più “anonimi”, come i grandi grattacieli del centro».
Per il pranzo la delegazione ambrosiana – con l’Arcivescovo c’è don Maurizio Zago, responsabile della Pastorale missionaria diocesana – si è recata nel quartiere Boiadero, a visitare la “Casa Marta e Maria”, che si occupa dell’accoglienza di uomini che vivono per strada. Edi Vagna, laica consacrata che gestisce la Casa ed è responsabile diocesana di questo ambito pastorale, ha presentato l’attività svolta per favorire il recupero della dignità personale e il reinserimento sociale. «Ci ha testimoniato la sua esperienza vocazionale e il suo lavoro, che è prima di tutto accogliere questi uomini senza giudicare le ferite che portano dentro e quelle che hanno inflitto ai loro familiari – sottolinea Perego -. Si tratta semplicemente di stare loro accanto e di accompagnarli, sapendo anche che questi uomini possano avere ricadute e allontanarsi dalla Casa». Il turnover degli ospiti, in effetti, è abbastanza frequente: «Vengono avvicinati quando già soffrono di malattie irreversibili, legate all’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti, che spesso portano alla morte».
La sfida della droga
Nella mattinata della seconda giornata monsignor Delpini e don Zago hanno visitato due opere nel quartiere Cabrito legate a Comunione e Liberazione: un asilo e un centro educativo, entrambi intitolati a Giovanni Paolo II. Nella visita li ha guidati monsignor Giancarlo Petrini, originario di Fermo, nelle Marche, già ausiliare di Salvador e Vescovo di Camaçari, ora emerito. Racconta Perego: «All’asilo siamo stati accolti dalla direttrice Magali, che ha parlato all’Arcivescovo delle nuove sfide delle favelas. Non si tratta più di questioni legate alla nutrizione e all’educazione alimentare, quanto del traffico della droga: genitori giovanissimi, di 17-18 anni, sono già coinvolti nello spaccio come piccoli “corrieri”. Questo genera una inconsistenza del tessuto familiare, una fragilità delle relazioni sociali e una generale insicurezza».
Nel pomeriggio si è svolta la visita al Chilombo, un centro educativo gestito da padre Pedro, Missionario della Consolata, e alle cappelle e comunità che compongono la parrocchia. Percorrendo il dedalo di vicoli tra le case, l’Arcivescovo ha incontrato anche alcune famiglie che vivono nella favela.
La giornata si è conclusa con la celebrazione della Messa e con una festa, con l’esibizione di alcune ragazze della scuola di ballo della parrocchia e di interpreti della capoeira, una danza tipica afro-brasiliana. «Questo è uno dei progetti sociali attivi nella nostra comunità – spiega don Andrea -. Abbiamo anche una scuola calcio, corsi musicali (violino e chitarra), una scuola di cucito per le donne, oltre alla distribuzione della cesta basica, composta cioè dei generi alimentari di prima necessità».