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Sirio 25 - 30 novembre 2024
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Venegono

Delpini: «Amicizia e fraternità, benedizione di Dio per chi vuole servire il Signore»

L’importanza della formazione umana negli anni degli studi, per non diventare “ascoltatori smemorati”, al centro dell’omelia dell’Arcivescovo nella Messa celebrata in Seminario per l’inizio dell’anno

di Annamaria BRACCINI

21 Settembre 2018

«La vita seminaristica non contiene solo la tentazione di essere contagiati dalla sindrome dell’ascoltatore smemorato e dalla sua tristezza, ma contiene anche i rimedi… La grazia di essere una comunità di generazioni diverse è un rimedio alla superficialità se il rapporto non è solo di prestazione di servizi, ma di custodia della ricchezza della tradizione e della profondità del mistero: gli educatori nelle loro diverse competenze, il Presbiterio diocesano nella sua ricca varietà, la comunione dei santi nello splendore della sua gloria, richiamano infaticabilmente il seminarista a fissare lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà,  a restarle fedele, come uno che la mette in pratica: questi troverà la sua felicità nel praticarla». È questa l’esortazione che l’Arcivescovo – a Venegono per l’inizio dell’anno seminaristico – ha voluto indicare nella celebrazione eucaristica da lui presieduta e concelebrata dal Rettore e dai Superiori

Basandosi sulle Letture del giorno e in riferimento a un ascolto distratto, senza memoria e a una vita che ha perso lo slancio dell’entusiasmo, monsignor Delpini aggiunge: «Il seminarista ascoltatore smemorato dimentica l’esperienza del roveto, censura la sua storia e la sottrae allo sguardo misericordioso che guarisce, si adagia nella abitudine al divano, gli risultano insopportabili quei disagi e quei sacrifici che in altri tempi e in altri contesti gli sembravano naturali. Si abitua al lamento, si ammala di tristezza, gli è abituale il malumore».

In tutto questo, la centralità della formazione umana negli anni del Seminario emerge in tutta la sua importanza: «La fraternità e l’amicizia nella vita di Seminario non sono condizioni di vita precarie e occasionali, esterne al cammino della scelta che decide la vita, ma sono le grazie di camminare insieme come popolo in cammino verso la terra promessa. La qualità dei rapporti quotidiani sostiene il cammino di ciascuno, incoraggia gli sfiduciati, scuote i pigri, condivide la gioia, i pensieri, le speranze, ridimensiona i presuntuosi. L’amicizia e la fraternità sono la benedizione di Dio per chi vuole servire il Signore».