Sotto il cielo di Lombardia, così bello quando è bello, contro cui svettano le linee eleganti del Santuario Santa Maria del Fonte di Caravaggio, è una processione di oltre 150 sacerdoti, quella che apre il momento atteso della Celebrazione eucaristica per il Clero anziano e ammalato presieduta dall’arcivescovo Mario Delpini e concelebrata dai vescovi lombardi e da tutti i partecipanti all’incontro.
È l’appuntamento annuale di preghiera e amicizia, promosso, anche in questa sua terza edizione, dalla sezione Lombarda dell’Unitalsi e dalla Conferenza Episcopale Lombarda, riunita, fin dalla mattinata, presso il Centro di Spiritualità del Santuario, per l’assemblea plenaria che ha eletto il presidente della CEL stessa nella persona di monsignor Delpini, metropolita di Lombardia.
Dopo il pranzo conviviale, durante il quale l’Arcivescovo di Milano porta il proprio saluto ad uno ad uno dei sacerdoti, e al termine del tempo dedicato al dialogo informale tra i preti e alla preghiera personale, si avvia la processione con, nelle prime file, i presbiteri in carrozzina e i più anziani. A ognuno, Delpini porge il rosario donato da papa Francesco per l’occasione.
Recitando i Misteri della gioia – l’Arcivescovo ha tra le mani lo stessa corona appena consegnata ai confratelli – e cantando la Salve Regina, si entra nella Basilica gremita.
Il vescovo di Cremona, monsignor Antonio Napolioni (un poco il “padrone di casa”, perché Caravaggio è nel territorio della sua Diocesi) dà lettura del messaggio del Santo Padre indirizzato a monsignor Roberto Busti, vescovo emerito di Mantova e assistente regionale dell’Unitalsi, che non ha potuto essere presente a causa di un incidente occorsogli nei giorni scorsi in Terra Santa.
«Voi con la vostra sofferenza e le preghiere costanti che salgono a Cristo, contribuite in maniera peculiare al cammino pastorale della Chiesa lombarda e universale» scrive il Papa, rivolgendosi direttamente ai sacerdoti anziani e malati.
Così come fa monsignor Delpini, in riferimento al Vangelo dell’Annunciazione nel primo capitolo del Vangelo di Luca.
L’omelia dell’Arcivescovo
«Perché ci sono persone sane e persone malate, giovani e vecchi, ricchi e persone povere? Dove sta la ragione della tristezza del nostro tempo?», pare chiedere a ognuno.
Chiara la risposta: «Perché non è entrato in casa l’angelo dell’annunciazione? Perché ci sono persone che sono sempre fuori casa attratte da qualsiasi novità e chiacchiera. L’angelo non entra perché la porta è chiusa: magari abbiamo paura che, se viene un annuncio da parte di Dio, questo sia un’invadenza indiscreta. Teniamo chiusa la porta perché siamo preoccupati di noi, di come ci trattano, di cosa significa l’allontanarsi di qualche amico e parente, tanto ripiegati che neppure ci accorgiamo che vi è alla porta un angelo».
Eppure il inviato del Signore c’è e dice parole piene di significato non solo a Maria duemila anni fa, ma per ciascuno, oggi. «Certo – nota infatti Delpini – quella del Vangelo di Luca è un pagina speciale, ma è il simbolo di ogni angelo che porta un messaggio da parte di Dio: annunciazione che è anche per noi»
E, se la prima parola pronunciata dall’angelo è “rallègrati” questo è «un saluto che porta la gioia di Dio e dice che c’è motivo di fare festa».
Poi il “piena di Grazia” ossia «amata da Dio con tutta la pienezza del suo amore». «Maria è piena di Grazia perché non oppone nessuna resistenza al dono dello Spirito, però anche noi possiamo sentirci chiamati “pieni di Grazia” perché Dio si vuole donare totalmente».
«Questo amore totale vuole dire che siamo autorizzati ad avere stima di noi stessi, nella certezza che così come siamo fatti, nella condizione in cui siamo adesso, siamo comunque adatti a compiere le opere di Dio, il suo progetto, non per nostro merito, ma perché l’amore di Dio e senza riserve»
L’invito a tutti, «magari uomo o donna di virtù modeste, di mediocri aspirazioni» è a non vivere di nostalgie, di rammarico, di tristezza.
Da qui il cuore dell’auspicio del nuovo arcivescovo di Milano per chi, anziano o malato, si sente inutile. «Il Signore è ancora con te. L’opera che ti è affidata è di offrire il tuo tempo sul letto di malattia: qualsiasi sia la condizione, non sei solo. Il Signore ti accompagna, Lui è la roccia su cui costruire la vita, la vite che rende fecondo il tralcio».
Come a dire, non bisogna «far troppo conto delle risorse di cui possiamo vantarci, dei talenti di cui siamo ricchi (che pure vanno trafficati in ogni modo e in ogni tempo)», ma coltivare sempre il rapporto con Dio.
«La fecondità della tua opera dipende dalla profondità della comunione con il Signore. Ecco cosa ci dice l’angelo dell’annunciazione per vincere la tristezza del mondo e il rischio che la nostra vita finisca nella tristezza. L’opera che ci attende sarà sempre un’opera feconda di bene perché il Signore è con noi».
Poi, a conclusione della Celebrazione, il ringraziamento del presidente dell’Unitalsi Lombarda, Vittore De Carli. «Grazie a tutti, ma soprattutto ai Vescovi e sacerdoti che sono stati un angelo per l’intera nostra vita, con il calore umano di una famiglia grande, nonostante le fatiche fisiche e morali che ogni giorno incontrate».
Non mancano anche alcune parole del neo Arcivescovo: «Grazie per quello che siete stati, siete e sarete. Preghiamo insieme la Madonna perché ci aiuti a camminare nella fede. Oggi, tra Vescovi lombardi, ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto: impariamo a dire parole di Vangelo, camminando insieme, facendo il proposito di prendere in mano la situazione guardando alle sfide del presente e mirando al futuro, nella continuità con i predecessori Siamo una squadra che deve affrontare tante sfide: non siamo eroi solitari, ma servi del Vangelo per la gioia degli uomini».
La preghiera dei Pastori al Sacro Speco, davanti al gruppo statuario ligneo che ricostruisce la scena dell’Apparizione alla beata Giannetta conclude questa giornata sentitissima.