Il campo verde di San Siro e gli spalti che diventano un grande giardino pieno di vita, fatto di canti e di preghiera, di riflessione e di coreografie suggestive, dove sbocciano fiori e immagini, ma soprattutto reso vivo dai 50 mila che, provenendo da tutta la Diocesi, riempiono la “Scala del calcio”, lo stadio Meazza, in alcune zone fino al terzo anello. Tutti insieme – ragazzi, genitori, educatori, madrine, padrini, catechisti sacerdoti e interi oratori – con le loro pettorine di diversi colori, secondo le Zone pastorali, per vivere il tradizionale incontro dei Cresimandi con l’Arcivescovo e i Vicari episcopali dal titolo «Un giardino pieno di vita».
Una festa come sempre, quest’anno proposta in una data non consueta, la Domenica delle Palme, e che quindi si arricchisce, di prima mattina, anche della celebrazione per questa solennità, presieduta dal vicario episcopale, monsignor Luca Raimondi e dedicata agli 800 figuranti e a chi cura il poderoso lavoro di organizzazione dell’incontro che va in scena dal primo pomeriggio. Quando arriva l’Arcivescovo che, dopo aver salutato anch’egli i figuranti e alcuni bambini e ragazzi disabili con le loro famiglie, fa il suo ingresso in campo, compiendo il tradizionale giro dell’area di gioco accompagnato dai Vicari e dal direttore della Fom, don Stefano Guidi, con un tifo – è proprio il caso di dirlo – da stadio.
Quello stadio dove tutto parla, con linguaggi diversi, de «Il giardino che è in te», per utilizzare il titolo della lettera scritta da monsignor Delpini ai ragazzi della Cresima 2024. Per riferirsi simbolicamente alla rosa, all’ulivo, alla vite e al grano, si va infatti dalle coreografie della Fondazione degli Oratori Milanesi al teatro – con una breve rappresentazione scenica tratta dal Piccolo Principe di Saint-Exupéry a cura della compagnia “Dietro le quinte” di Gallarate -, dalla musica al canto. Anche con un trascinante inno alla pace eseguito dal solista del gruppo “Tu sei bellezza” e intonato dai 50 mila, mentre si disegnano sui megaschermi la scritta “pace” e l’immagine di una colomba. O come, quando, con un altrettanto magnifico colpo d’occhio, sulle note di una moderna Salve Regina si compone sul campo un grande cuore rosso e azzurro.
L’intervento dell’Arcivescovo
«Il Signore sarebbe contento di vedervi qui», dice subito l’Arcivescovo, mentre alle spalle della tribuna dove prende posizione con i vicari episcopali si alzano striscioni colorati con i nomi dei 7 doni dello Spirito. Dalla «sorgente di acqua per la vita eterna che è lo Spirito Santo che viene donato da Gesù e dal Padre nel Battesimo e confermato nella Cresima», si avvia il suo intervento ispirato sempre al tema del frutto, dopo l’ascolto del brano del 12esimo capitolo del Vangelo di Giovanni.
«Il fiore che vuole offrire la sua bellezza ha bisogno di un poco d’acqua. I fiori di plastica o di stoffa non hanno bisogno mai di acqua. Ma i fiori veri, i fiori vivi senz’acqua muoiono. Nei tempi di siccità ogni fiore sfiorisce, ogni erba inaridisce. Dammi da bere, chiede Gesù alla donna samaritana che viene al pozzo di Giacobbe: ho sete, grida Gesù sulla croce. Gesù, il seme che muore per produrre molto frutto, quando muore, dal suo fianco offre acqua e sangue, per la nostra sete».
Da qui una prima proposta del vescovo Mario rivolta ai ragazzi. «Ogni mattino per introdurre la preghiera ciascuno beva un bicchiere d’acqua fresca dicendo: “Signore, dammi l’acqua per la vita eterna, altrimenti muoio”».
Poi, il «vento» per cui monsignor Delpini sottolinea: «I fiori e gli alberi da frutto hanno bisogno del vento amico per portare frutto. Il fiore che siamo noi ha bisogno dello Spirito Santo per portare frutto.
Perciò la preghiera del mattino comincia con l’acqua e con il soffio del vento amico».
Il segno della croce
Infine, il «segno». «Il gelsomino, il glicine, l’edera per decorare il giardino devono arrampicare su un sostegno, su un legno al quale si aggrappano. Anche noi siamo come fiori di piante rampicanti. A chi ci appoggiamo? Gesù è innalzato sull’albero della croce per sostenere chi si appoggia a lui. Se non c’è Gesù non ce la facciamo a stare in piedi: perciò ogni mattina per pregare facciamo il segno della croce e diciamo che viviamo “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”», scandisce l’Arcivescovo invitando tutti i presenti a seguirlo nel gesto e nelle parole.
«Ecco il segreto per essere un fiore che abbellisce la terra e la vita: l’acqua, il vento amico, il sostegno dell’albero della croce. L’acqua – ogni mattina possiate bere l’acqua fresca l’acqua, perché avete sete di vita -; il vento amico perché sia ricco di frutti, il sostegno della croce perché altrimenti non ce la facciamo in piedi», conclude.
Dopo le “preghiere del giardino pieno di vita”, il gesto di carità – con la microrealizzazione di un “giardino” pieno di frutti creato da alcuni reclusi nel carcere di Busto Arsizio, grazie alla Cooperativa sociale “La Valle di Ezechiele” -, il “mandato” con la consegna dei semi di girasole e un grande girasole di carta colorata che si apre tra gli anelli dello stadio, la recita corale del Padre Nostro e la benedizione, suggellano un pomeriggio per tutti indimenticabile.