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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Memoria

Onoriamo i morti nella Resistenza per dire al mondo: basta guerre

L'Arcivescovo Delpini è intervenuto al momento commemorativo dei caduti per la giustizia e contro il nazifascismo che si è svolto a Milano presso la Loggia dei Mercanti in occasione degli 80 anni dell'Anpi

di Annamaria BRACCINI

12 Novembre 2024

«I morti, non ne possiamo più dei morti. Questi uomini e donne sono morti perché finisse la strage, perché finisse la dittatura. Noi viviamo in un tempo in cui i morti si moltiplicano. Ecco perché onoriamo coloro che hanno fatto la resistenza: perché desideriamo dire a questo mondo che non ne possiamo più di morti, della violenza e della guerra».

È con queste espressioni che l’Arcivescovo, presso la Loggia dei Mercanti tra le lapidi bronzee che ricordano i nomi dei caduti per la giustizia e contro il nazifascismo, si è rivolto a coloro che hanno preso parte alla giornata che ha ricordato gli «80 anni dell’Anpi Guardando al futuro» dal titolo «Mai senza resistenza».

Davanti alla colonna ricoperta con la scritta “Milano per la resistenza” con alla base la corona di fiori e il fiocco tricolore, l’Arcivescovo ha così proseguito. «Tanti sacrifici sono stati fatti per dare fine all’occupazione, per terminare una guerra sbagliata, drammatica, come tutte le guerre, ma adesso noi non ne possiamo più di guerre e dell’indifferenza, di questo vivere senza prendersi cura degli altri, della democrazia, dello sviluppo».

Accanto a monsignor Delpini, tra gli altri, con la fascia del primo cittadino in rappresentanza del sindaco di Milano, la presidente del Consiglio comunale, Elena Buscemi e i presidenti nazionale dell’Anpi Milano Gianfranco Pagliarulo e Primo Minelli, entrambi come molte altre voci impegnati nella mattinata di studio svoltasi alla Camera del Lavoro.

 

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«Dopo qualche giorno – ha ancora detto l’Arcivescovo – il mondo sembra dimenticare le guerre di cui si è tanto spaventato, temendo per sé più che per il disastro che la guerra causa dappertutto. E noi, dunque, siamo qui non solo per una commemorazione doverosa, non solo per un omaggio che sentiamo irrinunciabile, ma anche per dire che vogliamo la pace, la concordia civile, vogliamo contrastare l’indifferenza con il nostro impegno, il nostro pensiero, il nostro coltivare una amicizia sociale, perché non ci siano più morti, non ci sia più violenza e tutti sentano vergogna per l’indifferenza».

Poi, la preghiera «invocando la benedizione per i morti e per i vivi e chiedendo al Signore di aiutarci a essere così: persone che si fanno avanti per contrastare l’indifferenza, per sognare insieme un mondo più giusto, per essere disponibili ai sacrifici necessari, per il bene di tutti, per la democrazia, per la concordia tra i popoli».