Sulla XVII sessione del Consiglio presbiterale svoltosi a Seveso, presso il Centro pastorale ambrosiano, il 12 e 13 ottobre hanno inevitabilmente influito le fatiche di questo periodo complesso: molti gli assenti, più della metà dei consiglieri, alcuni dei quali bloccati a casa in isolamento fiduciario; dal canto loro, i circa 40 consiglieri presenti non hanno mancato di sottolineare nei loro interventi le difficoltà del lavoro pastorale, così come le angosce e le incertezze che segnano le comunità.
Il clima pesante non ha però impedito lo sviluppo di un confronto costruttivo e a tratti animato. Al centro della due giorni di riflessione, la riforma del Consiglio pastorale decanale e in generale del Decanato, tema già affrontato nelle precedenti sessioni con l’obiettivo di delineare come questi strumenti possano esprimere più efficacemente la modalità di essere oggi “Chiesa dalla genti” sul territorio, con uno sguardo ampio e aperto alla profezia.
Nel suo intervento di presentazione del Documento preparatorio, don Luca Violoni, presidente della Commissione, dopo avere ricordato come le criticità maggiori riguardino da tempo il Consiglio pastorale decanale, ha sottolineato che «non si tratta ora di rimediare con un adempimento giuridico, ma di allargare il raggio di azione e riflessione in chiave missionaria». Tenendo presente – gli ha fatto eco il Vicario generale, monsignor Franco Agnesi – che «il nostro lavoro nelle parrocchie deve sempre essere, in ultima analisi, una pastorale vocazionale, un’azione che promuove la vocazione dei laici».
Il nuovo organismo di cui il Consiglio presbiterale ha ipotizzato composizione e funzioni viene provvisoriamente denominato “Assemblea sinodale”: si tratta di una realtà composta da laici, consacrati/e, diaconi e presbiteri in rappresentanza delle comunità/unità pastorali, dei carismi ecclesiali e delle competenze tematiche presenti nel decanato. Tra le ricchezze che questo organismo potrebbe apportare alla Chiesa e alla società vi è la capacità di offrire una lettura del territorio – inteso non solo in senso geografico, ma esistenziale -, con uno sguardo trasversale, in grado di intercettare i vari mondi che quel territorio abitano e animano (dal lavoro alla scuola, dalla cura allo sport). A coordinare l’Assemblea, secondo una delle mozioni approvate al termine dell’incontro, dovrebbe essere un laico (uomo o donna), oppure un religioso non chierico o una religiosa.
Nelle sue considerazioni finali, l’Arcivescovo ha evidenziato come nel dibattito seguito alla presentazione del Documento siano emerse numerose perplessità e stanchezze, di cui sarà opportuno tenere conto e che richiedono un ulteriore discernimento, oltre che un confronto con gli orientamenti del Consiglio pastorale diocesano. Inoltre sarà fondamentale capire come adattare le eventuali novità alle caratteristiche eterogenee di un territorio ampio come quello della Diocesi. Tuttavia l’Arcivescovo ha voluto anche ribadire alcuni punti fermi: «Occorre che come Chiesa ambrosiana impariamo sempre di più ad ascoltare il popolo di Dio nelle sue varie componenti, e questo dell’Assemblea sinodale potrebbe essere uno strumento prezioso. Certamente oggi non può più essere l’Assemblea del clero l’organismo che prende le decisioni nel decanato, per quanto questa dimostri di funzionare bene e di avere un valore per promuovere la fraternità tra i sacerdoti».