Mercoledì 20 dicembre, alle 8.45, nella basilica di San Carlo al Corso a Milano, l’arcivescovo Mario Delpini celebrerà una Messa, con le consacrate e i consacrati, in suffragio di monsignor Luigi Stucchi, vescovo ausiliare emerito della Diocesi, scomparso proprio il 20 dicembre di un anno fa. La sua memoria è ancora viva in quanti lo hanno conosciuto, in modo particolare negli amici che hanno condiviso con lui il lungo ministero, come monsignor Erminio De Scalzi, vescovo ausiliare emerito, al quale abbiamo chiesto un ricordo che qui pubblichiamo.
«Mi è rimasto il rammarico di non aver potuto essere presente alla celebrazione del suo funerale, per porgergli quel saluto, che in tanti avremmo voluto esprimergli. Accolgo ora, di buon grado, l’invito a scrivere un breve ricordo di lui. Lo avverto come un bisogno del cuore, perché qualche volta ho approfittato della sua indulgenza nei miei confronti, che egli ha sempre avuto da vero amico quale era.
Conoscendo don Luigi mi pare inopportuno approfittare del silenzio che la morte gli impone per tessere elogi che – da vivo – avrebbe certamente rifiutato con dignità, fermezza e con un simpatico sorriso.
Non si è mai risparmiato, né sottratto alle responsabilità che gli venivano, di volta in volta, affidate. Neppure la malattia e la fragilità dei suoi ultimi anni sono state per lui ragione per sottrarsi ai suoi incarichi, dove si è sempre distinto per discrezione, competenza e spirito di servizio.
Segno distintivo del suo servizio è sempre stata la sua umiltà: non è mai stato “protagonista”, ma sempre umile servitore.
Per me l’aspetto più evidente che ha connotato la sua vita sacerdotale e che uno percepiva, da subito, accostandolo, era la sua profonda spiritualità: si percepiva che voleva bene al Signore, a cui aveva dedicato tutta la sua vita. La sua era una spiritualità profonda, mai però esibita.
Il vescovo Luigi aveva una bella e simpatica umanità, era un uomo a cui non si poteva non volere bene, anche perché umile come pochi.
Era una persona “buona”. Pronuncio questo aggettivo “buono” nella sua accezione più vera, spogliandolo di quel genericismo con cui spesso lo usiamo: era uomo capace di ascolto, mite, ricco di affabilità, incapace di offendere qualcuno, sempre gentile con tutti. Un uomo buono, la cui umanità non ha mai fatto da schermo alla sua interiore ricchezza, anzi era invito alla confidenza con lui.
Sono tante le persone, i luoghi e le comunità che hanno un debito di riconoscenza verso di lui.
Il suo ministero di prete e di vescovo si è svolto in diversi ambiti: Valmadrera e Lecco lo hanno avuto giovane prete di oratorio. In quegli anni si appassionò al tema della comunicazione e divenne direttore de Il Resegone. La parrocchia di Tradate lo ebbe come parroco, la Zona pastorale di Varese come vicario episcopale. L’Opera Aiuto Fraterno lo ebbe come presidente. A Villa Cagnola di Gazzada, che lo ospitò negli ultimi anni, fu presidente del Consiglio direttivo dell’Istituto Superiore di Studi Religiosi.
Ho lasciato per ultimo il suo compito di vicario episcopale per la Vita consacrata, incarico per il quale forse don Luigi si è speso di più, lasciando trasparire quanto avesse a cuore questa importante presenza nella Chiesa ambrosiana».