È una lezione di semplicità, quella di David Moonien, anche se lui potrebbe definirsi benissimo un sacrestano a cinque stelle. Da quindici anni cura ogni dettaglio della centralissima chiesa milanese di San Babila. Mette subito le mani avanti, chiarendo che, più che un lavoro, il suo lo vive come un servizio. Di fatto è un impiego a tempo pieno: «Dalle 7,30 fino a mezzogiorno, poi dalle 15,30 alle 19».
Moonien, originario delle isole Mauritius, ha cominciato nel 2007: «Io parlo le lingue, inglese, francese, un po’ di spagnolo. Ho lavorato in hotel per 12 anni. Facevo il turno di notte, quindi venivo a messa in centro alla sera, coi miei figli, prima del turno di notte. Così ho incontrato don Alessandro Gandini, allora parroco di San Babila, che aveva bisogno di un sacrestano. Potrei dire che c’è stata un’illuminazione dello Spirito santo, che mi ha portato di nuovo in parrocchia».
Una vita in parrocchia
Moonien non parla a caso, perché il suo lavoro in chiesa è stato una conferma, più che una casualità. Qualcosa di cercato. Arrivato in Italia, a Catania, nell’86, andando a messa nella chiesa di Santa Maria del Rosario ha conosciuto suor Filippa, diventando «quasi uno di famiglia», e poi un amico sacrestano: «Praticamente, ho vissuto la mia vita in parrocchia». Dopo aver iniziato anche lui lo stesso lavoro, Moonien si è trasferito a Milano nel ’98, con tanto di lettera di accompagnamento della Caritas: «Pregavo il Signore perché mi illuminasse dovunque sarei andato». Nonostante le richieste in Curia e alle Acli, il suo progetto non si è concretizzato subito.
Intanto Moonien a Catania era stato raggiunto dalla sua fidanzata, si era sposato e aveva battezzato i suoi figli. «A Milano ho trovato lavoro in hotel, ho ancora molti amici tra i miei colleghi. Ma per me era una vita un po’ troppo mondana – si spiega in un italiano semplice, ma sicuro -. Evidentemente il Signore mi ha fatto tornare in parrocchia».
Guida per i turisti
Non che in chiesa Moonien si limiti solo agli oggetti sacri. «A Milano arrivano turisti da tutto il mondo: sono io a spiegare loro le bellezze artistiche della basilica; per esempio pochi sanno che qui è stato battezzato Alessandro Manzoni». Poi, certo, c’è la liturgia. «Tre messe al giorno, oltre alle lodi e ai vesperi… organizzo tutto io! Allestisco la chiesa, scelgo i lettori, animo le celebrazioni, raccolgo le intenzioni delle messe per i defunti. Ovviamente riporto tutto al parroco – sottolinea -, ma io sono la prima persona che la gente incontra, faccio da punto di riferimento».
Non vorrebbe più collaborazione? «Sa com’è, qui sono tutti in giacca e cravatta. Vengono solo a messa, chiedono al sacrestano, ma non fanno», taglia corto Moonien, che al contempo rivendica la sua professionalità: «Preferisco fare io, che so dove mettere le mani… E poi la messa dura solo 20 minuti, bisogna celebrarla bene. Certo non mi sento un sacrestano di lusso. Però ho esperienza, vado avanti così».
Un mestiere a tutto tondo, insomma. «Ormai è qualcosa che è parte della mia vita. E poi dalla fede non ci si stacca», chiosa con serietà il sacrestano nelle Mauritius. Che non stacca mai neanche nel suo giorno di riposo: «Sono a casa, sto guardando il Canale 195, quello della diocesi – esclama mentre risponde al telefono -. Tra due giorni però parto per Catania, vado a trovare suor Filippa».
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