Il 27 luglio 1976 una sentenza della Corte Costituzionale liberalizza l’etere e sancisce la nascita delle cosiddette “radio libere”. Il mondo cattolico coglie subito l’occasione: presso la comunità dei Gesuiti di Milano nasce Radio A, quasi subito “adottata” dalla Diocesi. Gli studi sono allestiti in via Sant’Antonio, prima al civico 12 e poi al 5, all’interno del Centro diocesano: mezzi tecnici di prim’ordine per l’epoca, tanta voglia di fare e raccontare, dal punto di vista gestionale spunta anche un’azionariato “popolare”.
Nel 1994 Radio A incrocia la storia di un’altra radio libera della prim’ora, la Novaradio dei Paolini e dall’unione nasce Novaradio A, denominazione che resisterà fino ai primi anni Duemila. Ai microfoni si alternano prestigiose voce del giornalismo nazionale come Guglielmo Zucconi e Giorgio Torelli. Il cardinale Martini tiene una rubrica settimanale, “La telefonata dell’Arcivescovo” – uno spazio intimo di scambio e discussione con gli ascoltatori sui fatti della settimana – che proseguirà fino al termine del suo episcopato.
Gli anni della maggiore età coincidono con la necessità di crescere a livello nazionale. Nel 1997 Novaradio A diventa capofila di sei emittenti diocesane che condividono programmi in contemporanea e un primo nucleo di produzioni comuni: nasce Circuito Marconi, che in pochi anni aggrega oltre una ventina di radio diocesane, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. Si sperimenta il modello di radio commerciali nella forma, ma “comunitarie” dentro, dando vita a iniziative promozionali che portano la radio in tante piazze italiane durante il Radio Tour estivo.
Con l’avvento del terzo millennio, il circuito passa sotto la gestione della Cei. L’emittente assume la denominazione attuale di Radio Marconi e si sposta presso la sede di Telenova, dove vengono avviati i primi esperimenti di “radiovisione”.
Valerio: «Siamo stati pionieri entusiasti»
«La radio diocesana – ricorda il primo direttore don Gregorio Valerio (1979-1983) – è nata verso la fine dell’episcopato di Colombo e fu allestita da padre Pietro Valenti. La Diocesi aveva già speso tanto per aprirla e non aveva intenzione di investire su professionisti». Per questo i programmi non partirono subito e si trasmetteva solo musica classica. «La prima diretta di Radio A è stata l’ingresso di monsignor Martini a Milano (era il 15 febbraio 1980, ndr), seguendo l’Arcivescovo nei vari luoghi da cui passava. Ricordo la mia cronaca in Duomo, sotto una colonna, insieme ad altri colleghi…».
Fu monsignor Assi a “ingaggiare” don Valerio e il cardinale Colombo lo incaricò di avviare i programmi. «È stata un’avventura pionieristica – dice oggi -, non solo perché non era mai esistita una radio diocesana, ma anche perché in quel periodo sorgevano le radio libere e occorreva cercare un’impostazione che fosse originale per noi e scegliere l’ispirazione di fondo». Tra i primi collaboratori ricorda Iaia Barzani, Cecilia Sangiorgi, Mariagrazia Fuccaro, Guido Benigno, con i quali sono iniziati i programmi radiofonici: ogni settimana si aggiungevano nuove rubriche. «Abbiamo cominciato da dilettanti, nessuno di noi era professionista, ma credo che tutti ricordino quel periodo come esaltante», aggiunge don Gregorio. Erano «volontari entusiasti», che hanno sempre lavorato «con tanta gioia e impegno». «Le difficoltà – conclude – erano soprattutto di carattere economico, nonostante la volontà di Martini. Ma chi teneva la borsa non ci teneva a spendere…».
Cecchin: «Seguiva l’anelito della città»
«È stata un’esperienza notevole – assicura monsignor Franco Cecchin (direttore dal 1984 al 1992) -, perché ho vissuto da prete il valore della comunicazione attraverso la radio, espressione della Chiesa ambrosiana che si apre alla gente». Radio A non seguiva solo la vita ecclesiale, «ma anche l’anelito della città». Le dirette diventavano «un arricchimento reciproco». Ricorda la telefonata del lunedì dell’arcivescovo Martini: «Quando gli passavo il microfono mi diceva: “Don Franco, ma io sarò capace di comunicare?”. E io rispondevo: “Eminenza, se non è capace lei, chi comunica?”». Questo appuntamento settimanale era «una trama di rapporti tra la gente e il Vescovo, che alla fine chiedeva una preghiera»; poi c’erano le dirette dal Duomo e le varie trasmissioni.
«Radio A – continua Cecchin – era ricercata molto anche per la musica classica, per il suo approccio a un cristianesimo non polemico e non di contrapposizione. Certi fenomeni di violenza infatti venivano affrontati non nella logica della paura, ma mettendosi in ascolto della situazione perché l’altro si aprisse alla novità».
Cattaneo: «In dialogo con il mondo»
Dopo un anno di collaborazione, monsignor Armando Cattaneo è diventato direttore (1992-98). «Sono arrivato quando il cardinale Martini aveva già scritto la lettera pastorale Il lembo del mantello, in cui aveva mandato un segnale fortissimo sui media». «Il primo cambiamento è stato quello di passare dal volontariato alla professionalità – spiega -, poi dall’impostazione ecclesiale o devozionale al dialogo col mondo: attraverso la musica e la libertà del linguaggio le persone venivano incuriosite, poi si accorgevano dell’ispirazione cristiana».
«Radio A somigliava molto a Radio Maria – insiste Cattaneo -, invece volevamo essere radio di ispirazione cristiana che si rivolgeva anche ai laici. Ritenevamo che la radio fosse come il lembo estremo del mantello e potesse rivolgersi anche a chi non aveva già fatto la scelta cristiana. Era uno strumento missionario, in dialogo con il mondo e con la cultura. E questo con Martini era affascinante perché aveva la capacità di parlare a tutti».
Sotto la direzione di Cattaneo c’è stata la fusione tra Radio A (Diocesi) e Nova Radio (Paolini), da cui è nata Novaradio A. «Poi, in base alla legge Mammì, si potevano produrre ore da far fruire anche ad altre radio – continua -: è nato allora il Circuito Marconi con il supporto tecnico del satellite. Abbiamo lavorato con altre 25 radio sparse in tutta Italia, la metà diocesane o di istituti religiosi: da Aosta a Gorizia e da Bolzano a Palermo, passando per Torino, Bologna, Roma, Napoli…».