Lo scambio della pace, i canti amati, la preghiera, l’atmosfera calda e raccolta che si crea subito tra i tanti che non hanno voluto mancare alla Celebrazione del Mandato, consegnato dall’Arcivescovo – nella Cappella, appunto, arcivescovile – ai partenti per la XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Panama dal 22 al 27 gennaio. Più di un centinaio i giovani che, provenienti da tutte le Diocesi della Lombardia e in rappresentanza degli oltre 160 partenti dalla Regione, partecipano alla preghiera, nella quale porta il proprio saluto anche don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Italiana. Accanto a lui, don Samuele Marelli, responsabile degli Oratori delle Diocesi Lombarde (Odielle), don Massimo Pirovano, responsabile della PG per la Diocesi di Milano e gli altri responsabili diocesani di Pastorale Giovanile, cui si aggiunge anche l’animazione pastorale missionaria giovanile del Pime.
Tre giovani portano le loro brevi testimonianze. Paolo, 25 anni di Seregno, parte perché non ha mai partecipato alla GMG ed è incuriosito. «Voglio lasciarmi scoprire dall’incontro con l’altro, sgombrare la mente, come con un brezza fresca. Sento la necessità di incontrare, condividere e pregare, cosa su cui, ultimamente, faccio un poco di fatica», ammette.
Laura, invece, viene da San Giorgio su Legnano e ha vissuto la sua prima GMG a Cracovia nel 2016. «Un’esperienza forte: le parole di papa Francesco mi hanno riflettere molto, nonostante la mia fede fosse debole in quel periodo». Poi, quella stessa fede è cresciuta ed è diventata parte fondamentale della vita. «Parto con Annalisa una delle mie amiche più care, con Samuele – il mio ragazzo – perché credere è uno dei punti saldi della nostra relazione e perché questa esperienza sarà un modo per continuare a costruire sulla roccia; parto con don Andrea che mi ha motivato a cambiare il divano con un paio di scarpe che mi ha insegnato a scoprire quanto sia bello credere in Dio».
Luca, dalla Diocesi di Lodi, ha 34 anni e da 6 sta compiendo il suo cammino in Seminario. «Ho fiducia nel Papa e in chi mi ha proposto di partire, persone che stanno facendo qualcosa di bello facendoci crescere. Porto con me i mei fratelli, i miei amici e un ragazzo che, da pochi giorni, si è tolto la vita. Voglio fare un’esperienza di condivisione, di Chiesa, di fede».
L’intervento dell’Arcivescovo
«Sono onorato di rappresentare i Vescovi. Tutta la Chiesa lombarda vi vuole bene, vi stima, vi apprezza, vi invia e apprezza anche i sacrifici che questo comporta», dice l’Arcivescovo che, in tre concetti, sintetizza quanto si aspetti da questi ragazzi in partenza.
«La prima parola è “io per”», sottolinea, in riferimento al titolo scelto da papa Francesco per la GMG 2019, “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. «Un’espressione che mi ha colpito perché sembra insistere su un aspetto personale affinché ciascuno di voi possa dire, “ecco la serva, il servo del Signore”, facendo un passo avanti nella propria disponibilità a Dio Questo sarebbe un passaggio veramente decisivo», aggiunge il Vescovo Mario, richiamando il recente Sinodo sui Giovani e il discernimento «che ha stretto sul tema vocazionale».
Il pensiero va ai tempi in cui era rettore maggiore del Seminario di Milano, dove conobbe giovani che proprio alla Giornata Mondiale della Gioventù decisero «il passo che dovevano compiere e la strada da percorrere».
Il secondo aspetto viene definito con il termine “pochi per tutti”. «Di solito quando la GMG è in Europa il numero dei partecipanti è molto più alto. Tuttavia, voi non siete un frammento insignificante, ma una scintilla per un incendio. I giovani devono sentire la responsabilità della fede dei coetanei. Voi dovreste essere quelli che fanno ardere il cuore di altri giovani, comunicando la speranza».
E, infine, “lontano per essere vicini”, per avvicinare. «Panama è dall’altra parte del mondo – anche se oggi nulla è veramente lontano -, e lo è anche per il modo di vivere, per le abitudini. La GMG non è un’occasione per fare un turismo che non costruisce granché e non porta vicino chi è lontano. Voi, invece, dovete costruire la Chiesa di domani, sentendo la vicinanza delle genti che vengono da ogni parte del mondo, ma che sono anche, qui, tra noi. Questa generazione giovanile, più abituata a viaggiare e a conoscere le lingue, va lontano, ma per capire che i muri non esistono, che le distanze si possono varcare, che le differenze non sono estraneità, ma una possibilità di confronto. Lontano per sentire vicini tutti i popoli della terra, perché possiate costruire la Chiesa dalle genti, fatta anche da persone che hanno alle spalle, a volte, storie dolorosissime. Occorre sentire la fraternità universale come vocazione. Questo è il mandato che voglio affidarvi: vorrei che i giorni di Panama fossero a vantaggio di tutte le Chiese lombarde. Una decisione personale, un “eccomi per”, un’esperienza di pochi per tutti; un andare lontano per sentire la fraternità che avvicina».
Evidenzia il tema della fraternità anche don Falabretti, che partirà già lunedì prossimo per preparare “Casa Italia” nella quale i ragazzi saranno tutti residenti nella stessa parrocchia. «Sarà come un oratorio e sarà bello».
«Panama è un Paese esotico, ma sembra New York e vive le grandi contraddizioni del Centro America con la presenza di pochi ricchi e di moltissimi poveri che sono spesso schiavi», basti pensare che lo Stato incassa ogni giorno 40 milioni di dollari per il passaggio delle navi nel Canale panamense. «Eppure, nemmeno laddove vi sarebbero le possibilità, gli uomini costruiscono condizioni per la fraternità».
Poi, la consegna del Mandato, dalle mani dell’Arcivescovo, con la preghiera della GMG, l’invocazione a “Nostra Signora di Antigua”, patrona di Panama e il canto corale dell’Inno eseguito dal “Coro Shekinah” che ne ha curato la versione ufficiale per l’Italia.