Giovani da Paesi lontani e diversi per lingua e tradizioni, ma uniti dalla fede e dal desiderio di costruire ponti. Questa la certezza che ha accompagnato nel loro viaggio in Italia 12 ragazzi di Caritas Lebanon Youth, il gruppo giovani di Caritas Libano. Una visita che tra le sue tappe ha incluso anche il territorio della Diocesi di Milano.
Matteo Amigoni, responsabile area Medio Oriente e Nord Africa del settore internazionale di Caritas Ambrosiana, spiega: «Dal 2006 abbiamo collegamenti con Libano e dal 2008 tanti giovani italiani sono stati ospitati a Beirut nell’ambito del servizio civile all’estero. Per cui abbiamo il privilegio e anche la gioia di avere per un anno intero operatori presenti nel Paese. Negli ultimi 15 anni abbiamo mandato 100 ragazzi a fare esperienze estive in Libano. La bellezza di questa visita è stato che dopo tanti anni per la prima volta loro sono venuti da noi». Amigoni confida che in futuro si possa ricambiare la visita: «Sarebbe bello se gli stessi ragazzi che si sono incontrati riuscissero a visitare il Libano, ma oggi non è possibile per la guerra. Vedremo se l’anno prossimo riusciremo a fare qualcosa…».
Il punto di contatto è stato l’International Camp for Peace a Forlì nella seconda metà di giugno, dove i giovani libanesi sono entrati in contatto con le attività della Caritas locale, prendendo anche parte a una colletta alimentare destinata agli empori della solidarietà.
Dopo l’Emilia Romagna, i ragazzi sono stati ospiti di Caritas Ambrosiana dal 29 giugno al 2 luglio, venendo accolti presso l’oratorio di Nova Milanese (Monza-Brianza). Non è stato un semplice incontro tra coetanei: come sottolinea Amigoni, è stata un’occasione per «conoscere le singolarità di ognuno e superare le differenze perché stare insieme porta sempre a capire meglio l’altro e ad accettarlo per come è».
«Aperti al dialogo»
Giada, animatrice nell’oratorio di Nova Milanese, racconta: «Eravamo molto sorpresi e curiosi di scoprire una realtà diversa da quella che viviamo tutti i giorni. Li ho visti molto aperti al dialogo. Essendo ragazzi molto curiosi facevamo tantissime domande e così abbiamo avuto uno scambio culturale che ha arricchito entrambi».
La conoscenza reciproca è diventata ancora più forte quando i ragazzi libanesi hanno affiancato come animatori gli amici di Nova Milanese in una giornata di oratorio estivo o nell’imparare la cultura e i balli tradizionali libanesi. Ma soprattutto nel comprendere lo spirito di Caritas Lebanon Youth. «Mi ha sorpreso sapere che sono sempre pronti a lasciare la loro casa per aiutare gli altri – racconta Giada -. Sono pronti a lasciare tutto e a partire pur di vedere il sorriso di una persona felice di essere aiutata. Ritengono questa attività di volontariato come una seconda casa».
A sorprendere Giada è stato anche un altro episodio: «Durante un pranzo, stavo parlando con un ragazzo libanese delle paure che ognuno incontra. Lui mi ha detto di aver paura di non aver successo nella vita, oppure di perdere i propri genitori. Sono rimasta colpita dalla profondità delle risposte».
Un ragazzo libanese, Peter, racconta così l’arrivo a Nova Milanese: «Mi sentivo come se fossero miei amici da molto tempo. Sono stati molti accoglienti, mi è piaciuto molto parlare con loro e conoscere le nostre culture. Tutti erano felici e personalmente anche io». Particolarmente intensa è stata la cena con tavoli misti di ragazzi italiani e libanesi. «Eravamo seduti l’uno accanto all’altro e avevamo un foglio di domande per conoscerci in profondità – racconta Peter -. Penso che proprio grazie a quelle domande siamo davvero riusciti a conoscere il punto di vista di ogni singola persona. Abbiamo anche raccontato cosa sta succedendo nel nostro Paese e i giovani italiani erano solidali con noi».
Dal punto di vista spirituale, Peter spiega di essere rimasto colpito da come «la chiesa di Nova Milanese unisca i giovani con il cibo e con la preghiera stando seduti in cerchio. Penso sia davvero importante e bello vedere gli italiani andare in chiesa e il legame che essa ha con la città».
Al momento della partenza, rimane tra i ragazzi il ricordo di giorni dove fare testimonianza è nato dal tesoro più prezioso che possa unire i giovani: l’amicizia.