Sono desiderosi di conoscere la realtà nella quale sono destinati e di iniziare il loro impegno. Sono tre dei missionari in partenza che riceveranno il Crocefisso nella Veglia diocesana di sabato 23 ottobre. Ecco le loro testimonianze.
Suor Adele: «In Giordania nel segno del dialogo»
Suor Adele Brambilla, comboniana, è in partenza per la Giordania. «Sono già stata lì una prima volta per 12 anni – ricorda -. Ho poi interrotto per un periodo e ripreso nel 2011. Lavoro in un piccolo ospedale del sud che ha 50 posti letto».
In Giordania l’87% della popolazione locale è composta da musulmani. Molti i profughi: 50 mila su 9 milioni di abitanti. E in questo momento è forte la presenza dei siriani. «Il significato della mia presenza è essere parte del dialogo interreligioso – spiega -. Serviamo i più poveri del Paese e cerchiamo, con la nostra testimonianza, di condividere col personale i valori del Regno di Dio».
Ospitalità, accoglienza, apertura all’altro. All’interno dell’ospedale si vive come in una famiglia: tutto parte dalla carità vissuta insieme: «Alcuni anni fa un attentato ha provocato 13 morti e 27 feriti. Il nostro personale ha lavorato per assistere le persone coinvolte e tutti qui si sono prodigati per aiutarci con gesti molto belli e per proteggerci, noncuranti del fatto che fosse la vigilia di Natale».
Dal 2013-2014, inoltre, è partito un percorso con l’ospedale Bambino Gesù per la neuroriabilitazione. In terapia ci sono 40 bambini. «Medici e logopedisti vengono con costanza, condividendo la nostra esperienza e conoscenza con umiltà, entusiasmo e passione. Uno stile che è proprio della carezza di Dio in questa parte di mondo dimenticata», conclude suor Adele.
Suor Ilenia: «In Bangladesh, affidandomi al Signore»
Suor Ilenia Maria Catino, missionaria dell’Immacolata, è invece alla sua prima esperienza in missione: partirà per il Bangladesh. «La mia scelta è arrivata dopo l’esperienza di un mese a San Paolo con i cammini di Giovani in Missione del Pime – racconta -. Il 28 ottobre partirò per Dakka e all’inizio il mio sarà un percorso di studio della lingua e di conoscenza delle comunità presenti nel territorio».
Promozione della donna, dispensari, scuole e un ospedale per malati di lebbra e di tubercolosi: queste le principali attività. «Non so ancora cosa sceglierò – spiega -. Sono insegnante di scuola materna, ma dipende da cosa è richiesto, da cosa sentirò e tutto è nelle mani del Signore».
Il Bangladesh è una terra molto povera, segnata da grandi differenze tra le città, aperte al futuro, e i villaggi, più arretrati. Qui i cristiani sono una minoranza e i cattolici ancora meno. «Siamo di supporto alle comunità cattoliche e alla popolazione in genere. Come in altri Paesi poveri manca il sostegno all’educazione femminile e l’auto alle donne per trovare lavoro», conclude.
Don Tommaso: «In Perù al servizio dei poveri»
Don Tommaso Nava, prete diocesano, partirà il 10 novembre per il Perù, nell’Amazzonia, al confine con il Brasile. «Sarò a servizio del Vescovo di quella Diocesi, perché hanno chiesto un nuovo sacerdote. Pian piano capirò che cosa fare e di cosa c’è bisogno», spiega.
Prete da 13 anni, don Nava va in missione per la prima volta: «Nella vita quotidiana il Signore chiama ancora. Ho colto segni che mi hanno fatto capire che il mio posto è mettermi a servizio dei poveri, di un mondo che spesso viene dimenticato, facendo quello che faccio qui: cercare il Signore e costruire con le persone cammini di crescita», racconta.
Un Paese molto povero, il Perù, fatto di enormi divari tra la zona costiera, soprattutto Lima – molto sviluppata, ma con un alto tasso di povertà, quella amazzonica, dove la popolazione indigena viene espropriata dalle terre – e quella montuosa delle Ande, dove la vita è molto semplice. «Non conosco il posto, ma so che la figura del padre in questa società è molto assente. Mentre sono molto diffusi alcolismo e disagio», conclude.