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Sirio 11 - 17 novembre 2024
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Crotone

Vitali sui migranti annegati: «Sono persone, non numeri»

Per il responsabile della Pastorale diocesana il problema non può essere affrontato a suon di slogan di parte: «Il tema necessita di una prospettiva non emergenziale, ma di mondo futuro, come papa Francesco indica nella “Fratelli tutti”»

di Stefania Cecchetti

27 Febbraio 2023
Il recupero delle salme (foto Ansa / Sir)

È severo nel commentare la strage nel mare di Crotone don Alberto Vitali, responsabile della Pastorale diocesana dei migranti: «Il dolore di questi giorni purtroppo ha qualcosa di colpevole, perché episodi come questi sono già avvenuti troppe volte. La cosa più dolorosa, se c’è qualcosa di più doloroso del lutto per le vittime, è sentire le solite parole di circostanza o, peggio, le dichiarazioni condizionate da interessi di parte politica. Non si può, prima ancora di avere espresso cordoglio per i morti, proclamare che episodi del genere non devono essere strumentalizzati. Sarebbe meglio, allora, un dignitoso silenzio».

Il problema, secondo don Vitali, è capire che le 59 vittime finora accertate, di cui 13 bambini, sono persone, prima che numeri: «Se i politici e i cittadini non metteranno il valore della persona al di sopra di qualsiasi interesse nazionale o internazionale, da una parte si avrà una delegittimazione della politica e, dall’altra, la perdita di ogni dignità morale della nostra civiltà».

Don Alberto non nega che quello dell’immigrazione sia un enorme problema, difficile da risolvere. Ma sarebbe utile almeno cominciare a prenderne atto: «Nessuno fermerà l’immigrazione, questo dobbiamo mettercelo in testa – afferma convintamente -.  Non siamo onnipotenti e una soluzione è difficile. Di certo, però, non possiamo più cedere a chi pensa di poterla regolare mettendoci d’accordo con i Paesi di partenza. Dei morti a Crotone, molti provenivano dall’Afghanistan. Pensiamo davvero di poter dialogare con i talebani per regolare il flusso di immigrati verso l’Europa?».

Una risposta efficace, secondo Vitali, dovrebbe partire proprio dall’Europa, i cui Stati, invece, non fanno altro che palleggiarsi il problema: «Dopo il Covid e a un anno dall’invasione dell’Ucraina – fa notare – l’Europa dovrebbe ormai aver capito che non può più permettersi di muoversi singolarmente, pensando di difendere gli interessi dei piccoli Stati. L’Europa deve avere una politica unitaria e non solo su alcuni aspetti. Altrimenti diventeremo una provincia dell’impero, come di fatto sta già avvenendo».

Per cambiare rotta ci vorrebbe, secondo Vitali, una visione sulle migrazioni che vada al di là dell’emergenza. Quella visione che papa Francesco ha espresso fin dall’inizio del suo pontificato, a partire dalla storica visita a Lampedusa nel luglio 2013: «La posizione del Papa sui migranti è sintetizzata in maniera magistrale nell’enciclica Fratelli tutti, dove Francesco ha toccato anche il tema dei profughi e dei migranti in una prospettiva non emergenziale, ma di mondo futuro, che non si può pensare soltanto come un “aggiustamento” del mondo passato. Questo momento storico chiede all’umanità di costruire una vera solidarietà. Diversamente, se penseremo ancora di poter vivere alle spalle degli altri, il mondo è destinato a implodere. Bisogna avere l’intelligenza di leggere i segni dei tempi, prima che sia troppo tardi», conclude Vitali.

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