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Roma

«Cristo risorto trasforma
la vita di chi crede»

Il saluto “Pace a voi” ai discepoli al centro della catechesi di Benedetto XVI nell’udienza generale a cui hanno preso parte i 14enni ambrosiani

11 Aprile 2012
15-04-2008 Papa Benedetto XVI con il presidente Usa Bush al suo arrivo all'aeroporto.



Pope Benedict XVI, left, walks with President Bush, right, during the arrival ceremony at Andrews Air Force Base, Md., Tuesday, April 15, 2008.

«Anche oggi il Risorto entra nelle nostre case e nei nostri cuori, nonostante a volte le porte siano chiuse». Lo ha detto Benedetto XVI che, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, si è soffermato sulla «trasformazione che la Pasqua di Gesù ha provocato nei suoi discepoli». Come nel Cenacolo, ha spiegato il Papa, Gesù Risorto «entra donando gioia e pace, vita e speranza, doni di cui abbiamo bisogno per la nostra rinascita umana e spirituale».

«Solo Lui – ha ammonito – può ribaltare quelle pietre sepolcrali che l’uomo spesso pone sui propri sentimenti, sulle proprie relazioni, sui propri comportamenti; pietre che sanciscono la morte: divisioni, inimicizie, rancori, invidie, diffidenze, indifferenze. Solo Lui, il Vivente, può dare senso all’esistenza e far riprendere il cammino a chi è stanco e triste, sfiduciato e privo di speranza». È quanto hanno sperimentato non solo i discepoli riuniti nel Cenacolo, ma anche i due discepoli che il giorno di Pasqua erano in cammino da Gerusalemme verso Emmaus.

Da allora in poi, il compito dei cristiani è testimoniare la «novità di una vita che non muore», portata dalla Pasqua, che «va diffusa ovunque, perché le spine del peccato che feriscono il cuore dell’uomo, lascino il posto ai germogli della Grazia, della presenza di Dio e del suo amore che vincono il peccato e la morte».

Sulla strada per Emmaus

«L’esperienza dei discepoli – degli undici nel Cenacolo e dei due sulla via di Emmaus – ci invita a riflettere sul senso della Pasqua per noi», le parole di Benedetto XVI. Di qui l’invito finale della catechesi: «Lasciamoci incontrare da Gesù risorto! Lui, vivo e vero, è sempre presente in mezzo a noi; cammina con noi per guidare la nostra vita sulla via del Bene. Abbiamo fiducia nel Risorto che ha il potere di dare la vita, di farci rinascere come figli di Dio, capaci di credere e di amare. La fede in Lui trasforma la nostra vita: la libera dalla paura, le dà ferma speranza, la rende animata da ciò che dona pieno senso all’esistenza, l’amore di Dio». Il tempo pasquale, l’esortazione del Papa, «sia per tutti l’occasione propizia per riscoprire con gioia ed entusiasmo le sorgenti della fede».

In sintesi, il Santo Padre ha invitato i fedeli a «compiere lo stesso itinerario che Gesù fece fare ai due discepoli di Emmaus, attraverso la riscoperta della Parola di Dio e dell’Eucaristia». «Il culmine di questo cammino, allora come oggi, è la Comunione eucaristica», ha concluso il Papa, in cui «Gesù ci nutre con il suo Corpo e il suo Sangue, per essere presente nella nostra vita, per renderci nuovi, animati dalla potenza dello Spirito Santo».

Pace a voi

Il Papa ha esordito soffermandosi sull’apparizione di Gesù Risorto ai discepoli, che ribalta «radicalmente» la loro «situazione di angoscia». Gesù, infatti, «entra a porte chiuse, sta in mezzo a loro e dona la pace che rassicura: “Pace a voi”», un «saluto comune che ora acquista un significato nuovo, perché opera un cambiamento interiore; è il saluto pasquale, che fa superare ogni paura ai discepoli».

«La pace che Gesù porta – ha spiegato Benedetto XVI – è il dono della salvezza che Egli aveva promesso durante i suoi discorsi di addio: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”. In questo giorno di Risurrezione, Egli la dona in pienezza ed essa diventa per la comunità fonte di gioia, certezza di vittoria, sicurezza nell’appoggiarsi a Dio».

Dopo questo saluto, Gesù mostra ai discepoli le ferite delle mani e del fianco, «segni di ciò che è stato e che mai più si cancellerà: la sua umanità gloriosa resta “ferita”». «Questo gesto – il commento del Papa – ha lo scopo di confermare la nuova realtà della Risurrezione: il Cristo che ora sta tra i suoi è una persona reale, lo stesso Gesù che tre giorni prima fu inchiodato alla croce».

Nell’incontro con il Risorto, i discepoli «colgono il senso salvifico della sua passione e morte», e così «dalla tristezza e dalla paura passano alla gioia piena». Il saluto di Gesù ai discepoli, “Pace a voi”, ripetuto una seconda volta, per il Papa «non è solo un saluto», è «il dono che il Risorto vuole fare ai suoi amici, ed è al tempo stesso una consegna: questa pace, acquistata da Cristo col suo sangue, è per loro ma anche per tutti, e i discepoli dovranno portarla in tutto il mondo».

Un mondo nuovo

«Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Queste parole mostrano che «Gesù risorto è ritornato tra i discepoli per inviarli»: «Lui ha completato la sua opera nel mondo, ora tocca a loro seminare nei cuori la fede perché il Padre, conosciuto e amato, raccolga tutti i suoi figli dalla dispersione», ha spiegato il Papa, secondo il quale «con il dono dello Spirito Santo che proviene dal Cristo risorto ha inizio un mondo nuovo. Con l’invio in missione dei discepoli, si inaugura il cammino nel mondo del popolo della nuova alleanza, popolo che crede in Lui e nella sua opera di salvezza, popolo che testimonia la verità della risurrezione». Dell’episodio di Emmaus, Benedetto XVI ha sottolineato che «ci indica due “luoghi” privilegiati dove possiamo incontrare il Risorto che trasforma la nostra vita: l’ascolto della Parola e lo spezzare il Pane», due luoghi che «si appartengono così intimamente da non poter essere comprese l’una senza l’altra».