Ha pianto troppo l’umanità. Troppe lacrime oggi sui volti della gente, dei bambini, degli adulti, degli anziani. Troppo dolore sulla faccia della terra.
Ma i pellegrini di speranza, cioè coloro che rispondono alla chiamata del Signore e si mettono in cammino, non si accontentano di elencare i motivi di tante lacrime. Non sono quelli mai stanchi di raccontare dei disastri inflitti all’umanità e alla terra da troppa cattiveria, da troppa ottusità, da una natura troppo spietata. Non basta registrare disastri e dolori. I pellegrini di speranza hanno una parola da dire da parte di Dio: «Tu non dovrai più piangere» (Is 30,18ss). Vengono infatti da parte di Dio, come il profeta Isaia, per annunciare la consolazione e la salvezza che viene dal Signore.
I pellegrini di speranza cantano il salmo: «Il Signore rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri…» (Sal 145). Sono forse dei sognatori? Sono degli ingenui? Sono presuntuosi che pensano di avere soluzioni e rimedi per tutti i disastri e i dolori?
Piuttosto i pellegrini di speranza sono gente sincera e non parlano di sé e non contano su proprie forze o astuzie: «…non ci perdiamo d’animo. …abbiamo rifiutato le dissimulazioni vergognose …annunciando apertamente la verità e presentandoci davanti a ogni coscienza umana, al cospetto di Dio… Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore» (2Cor 4,1ss).
Ecco che cosa hanno da dire: Gesù e la sua salvezza. Può succedere che i discepoli di Gesù siano reticenti proprio a proposito di Gesù: hanno molte parole buone da dire, hanno analisi interessanti da confrontare, si propongono come compagni di viaggio di molti con gesti di amicizia e di solidarietà, hanno buoni consigli e parole sapienti. Ma sanno dire di Gesù? Trovano le parole e le occasioni per dare testimonianza a Gesù? Fanno capire di essere discepoli di Gesù, salvati da lui, consolati, ricolmati di gioia per la sua presenza?
I discepoli di speranza esultano per la voce dello sposo, come fanno gli amici dello sposo, come fa Giovanni il precursore che battezzava a Ennòn, vicino a Salim. La gioia per la presenza di Gesù è il modo irrinunciabile per comunicare la fede e per consolare l’umanità in lacrime. La gioia cristiana non è una «gioia qualsiasi», non viene da una qualsiasi parte, ma solo dalla voce dello sposo. Viene cioè dell’ascolto della parola di Gesù, al quale Giovanni ha dato testimonianza. La sua presenza e la sua opera sono la rivelazione che compie le promesse dei profeti, «tu non dovrai più piangere».Ma i cristiani sono contenti di essere cristiani?
«I tuoi occhi vedranno il maestro, i tuoi orecchi sentiranno la parola dietro di te: “Questa è la strada, percorretela”, caso mai andiate a destra o sinistra». Infatti Gesù è la via: se vuoi giungere alla terra promessa, cammina in Gesù, che è la via. Se vuoi essere pellegrino di speranza, segui Gesù, che è la via. Se vuoi raggiungere i fratelli e le sorelle per asciugare le loro lacrime e annunciare la liberazione, lasciati condurre da Gesù che è la via. Ma i cristiani conoscono e percorrono la via di Gesù?
In conclusione per poter dire alla gente: «Tu non dovrai più piangere», noi abbiamo solo questo: annunciare Gesù; irradiare la gioia della presenza di Gesù, lo sposo che si annuncia; percorrere la via che è Gesù, vivere come lui, dimorare in lui.