«Continuare a camminare insieme sulla via della fraternità». È l’auspicio contenuto nel messaggio inviato dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso in occasione del Mese del Ramadan, iniziato quest’anno il 13 aprile.
«Durante questi lunghi mesi di sofferenza, angoscia e tristezza, specialmente durante i periodi di lockdown – si legge nel messaggio, diffuso venerdì dalla Sala Stampa della Santa Sede – abbiamo sperimentato il nostro bisogno di assistenza divina, ma anche espressioni e gesti di fraterna solidarietà: una telefonata, un messaggio di supporto e di conforto, una preghiera, l’aiuto nel comprare medicine o cibo, un consiglio, o semplicemente la sicurezza di sapere che c’è sempre qualcuno per noi in caso di necessità». «Ciò di cui abbiamo più bisogno in questi tempi è la speranza», la tesi del dicastero pontificio.
Una speranza che è qualcosa di più dell’ottimismo: «Mentre l’ottimismo è un’attitudine umana, la speranza è basata su qualcosa di religioso: Dio ci ama, e perciò si prende cura di noi attraverso la Provvidenza. Lo fa in modi misteriosi, che non sempre sono comprensibili per noi». In queste situazioni, «siamo come bambini che sono certi della cura amorevole dei propri genitori, ma non sono in grado di capire pienamente i loro intenti». «Essere portatori di speranza, per la vita presente e per la vita futura», la consegna per i cristiani e i musulmani, all’insegna della “fraternità universale” raccomandata dal Papa nella sua ultima enciclica Fratelli tutti. «Lo spirito di fraternità è universale», si legge nel messaggio, e «trascende tutti i confini: etnici, religiosi, sociali ed economici», l’invito finale, non solo per superare la pandemia, ma anche conflitti e guerre.