Nebbia, pioggia e vento. Il tempo di Istanbul non sorride all’inizio del nostro pellegrinaggio. La guida però ci rassicura: il clima, da queste parti, è spesso piovoso. Il percorso dall’aeroporto verso l’albergo già mostra i segni di una grande città moderna e in espansione. La skyline alterna grattacieli a gru, minareti a fitti edifici residenziali in costruzione.
Dopo una passeggiata lungo Viale Istiklal -una delle vie principali della città, che non differisce di molto da alcune note vie milanesi costellate di negozi – ci siamo spostati presso la Cattedrale dello Spirito Santo. Qui ci ha accolti monsignor Massimiliano Palinuro, vescovo di Istanbul, con il quale abbiamo celebrato l’Eucarestia.

«Questa città – ha affermato – è un ponte tra popoli diversi, dove essere fratelli è una necessità. Qui il futuro papa Giovanni XXIII, come Nunzio apostolico, imparò lo stile del dialogo e della fraternità ricercando anzitutto ciò che unisce, anziché ciò che divide. Al tempo stesso però – ha proseguito – la città racconta anche quanto sia complicata la fraternità: numerosi scontri e massacri hanno insanguinato questa terra. Ecco perché la missione dei cristiani a Istanbul è primariamente quella di mostrare l’unità tra tutti i battezzati in Cristo».
Con l’intenzione nel cuore di vivere al meglio questi giorni di fraternità presbiterale, si chiude il primo giorno di pellegrinaggio.
