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Sirio 17 - 31 marzo 2025
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Evento

Cresimandi a San Siro, un arcobaleno di speranza

Sfidando la pioggia, domenica 50mila ragazzi che hanno ricevuto e riceveranno la Cresima si sono radunati allo stadio di Milano nel tradizionale appuntamento con l'Arcivescovo. Che li ha esortati a un impegno di servizio per gli altri, per essere segno di pace e di fraternità nel mondo

di Annamaria BRACCINI

23 Marzo 2025
Foto Cherchi / ITL

«Siamo qui per essere testimoni di speranza e voi siete l’arcobaleno. Ragazzi e ragazze della cresima, grazie».

Parola dell’Arcivescovo di Milano che così saluta i 50.000 cresimandi e cresimati del 2025, dell’anno del Giubileo, che gremiscono gli spalti del primo e del secondo anello del “Meazza”, con il loro catechisti e catechiste, i padrini e madrine, i genitori, i “don” e le religiose. Accanto al vescovo Mario ci sono i Vicari episcopali di Zona e di Settore e il direttore della Fondazione degli Oratori Milanesi, don Stefano Guidi, per una Chiesa che, dai più piccoli al governo centrale della Diocesi, cammina unita.

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Nel boato che, infatti, accoglie monsignor Delpini quando entra nello stadio dallo stesso tunnel da cui fanno il loro ingresso in campo i calciatori, e che lo accompagna mentre compie il giro a bordo campo, c’è tutto l’entusiasmo di una Chiesa che si appresta a vivere uno dei momenti più attesi e significativi dell’intero anno. Insomma, una grande comunità in festa, giovane nell’età e nello spirito, come gli oltre 800 figuranti, per la maggior parte ragazzi degli oratori provenienti da tutta la Diocesi che si sono preparati settimane per le coreografie, che alternano le letture, la preghiera, le invocazioni, tutte ispirate dal titolo dell’incontro “L’arcobaleno dello Spirito”, dall’intero “Cammino dei 100 giorni cresimandi” avviatosi a metà dicembre come preparazione e dalla Lettera scritta dal vescovo Mario per l’occasione, “Saremo un arcobaleno”.

San Siro si illumina, per questo, non solo dei 7 “mitici” colori delle pettorine indossate per identificare le altrettante zone pastorali da cui si proviene, ma di quelli delle figurazioni – per cui vengono utilizzati semplici materiali di recupero come cartoni e stoffe riciclate – che segnano gli steps dell’evento con parole-chiave.

Foto Cherchi / ITL

La fedeltà

In una sorta di dialogo ininterrotto tra le voci guida, i catechisti, alcuni vicari, si aprono le coreografie a tema, a partire dal blu di “Fedeli come Abramo”, per cui, sul campo, si disegna la parola “fedeltà” e l’Arcivescovo risponde alla domanda di una catechista su come poter «aiutare i bambini di oggi a scoprire che Dio li chiama personalmente e ha una promessa per ciascuno di loro», dopo un breve brano tratto da Genesi 12, letto da Isacco, 18 anni, padrino che arriva dalla Zona V.

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«Voglio anzitutto consigliare di avere a portata di sguardo una bella immagine di Gesù: il volto dell’Amico, il volto del Signore. Che in casa ciascuno abbia una immagine da guardare. Per me è insuperabile il volto del Cristo Salvatore di Andrej Rublev. È necessario che la catechista, il catechista aiutino i ragazzi e le ragazze a praticare l’esercizio spirituale dello sguardo. Stare in silenzio a guardare il volto di Gesù che guarda ciascuno e gli dice parole segrete e propone la sua amicizia».

E, ancora, «propongo», spiega, «a ciascuno dei cresimandi di cominciare a praticare un vero servizio: servire in casa, servire in oratorio, servire sull’altare. Servire come Gesù ha servito. Servire quando nessuno ti vede. Servire per esprimere amore agli altri, anche a scuola, anche con i vicini di casa. L’esercizio dello sguardo e il servizio: per questo “Ci metteremo a danzare e a cantare per stupire il mondo, e saremo un arcobaleno”».

Foto Cherchi / ITL

Aprire la porta a Gesù

Si arriva al rosso di “Amati come Maria”, dove l’interrogativo all’Arcivescovo è affidato a un cresimando, mentre sul campo si forma il volto di Maria. Il Vangelo scelto per questo secondo momento e proposto dalla voce della religiosa salesiana suor Mafalda Montanini e la Pagina di Luca con l’annunciazione.

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«Caro arcivescovo Mario, perché Dio ha mandato l’angelo proprio da Maria? L’ha scelta a caso o aveva già pensato a lei? Questo vuol dire che Dio pensa anche a ciascuno di noi, per farci fare qualcosa di speciale nel mondo?”, chiede il ragazzo a cui l’Arcivescovo (del quale prima dell’inizio era stato diffuso un video sui maxi-schermi dedicato a Carlo Acutis) si rivolge direttamente. «Ciascuno componga un piccolo album fotografico per contenere l’immagine dei  “miei angeli”. Forse puoi anche scrivere sotto la foto una frase per ricordare il messaggio che ogni angelo ti ha portato. Gesù sta alla porta e bussa, se qualcuno gli apre, entra per essere amico per sempre. Se Gesù entra in casa tua vuole solo esserti amico. Non ha nulla da farti fare, vuole solo offrire la sua amicizia e stare con te per sempre. Le tue scelte saranno buone se nasceranno dall’amicizia di Gesù, dalla sua parola, dalla forza e sapienza dello Spirito. Così potrai fare grandi cose».

Torna, come al termine di ogni intervento di monsignor Delpini, l’espressione che è come l’emblema dell’incontro e viene scandita da lui stesso: “Ci metteremo a danzare e a cantare per stupire il mondo, e saremo un arcobaleno”. Terzo colore il giallo del “Voluti bene come Matteo” con la domanda di due genitori su «dimostrare ogni giorno che il nostro amore resta solido e vero, anche mentre tutto cambia» e l’ascolto del brano di Matteo al capitolo 9 proposto dal diacono transeunte Marco Eliseo.  

Foto Cherchi / ITL

«Fate un pellegrinaggio in questo anno giubilare»

«Propongo che durante questo anno ogni famiglia viva un pellegrinaggio giubilare. I genitori sono chiamati a dare ai figli buone ragioni per diventare adulti. Se i genitori sono sempre scontenti, nervosi, arrabbiati, come faranno i figli a desiderare di diventare come il papà o come la mamma? La stessa cosa si deve dire degli insegnanti, dei nonni, dei preti: il vostro modo di parlare della vostra vita offra ai ragazzi buone ragioni per desiderare di diventare adulti. Dunque: la narrazione piuttosto che il comandamento; la preghiera piuttosto che la preoccupazione; il silenzio della tenerezza piuttosto che il diluvio delle prediche».

Questo il consiglio del vescovo Mario – che ha davanti, creata dai figuranti, l’immagine delle mani e si dice insieme la preghiera dell’arcobaleno . 

Foto Cherchi / ITL

Infine, il verde dell’essere “Costruttori di pace e Pellegrini di speranza” con il gesto di solidarietà suggerito quest’anno per cui vengono lasciate offerte ai cancelli: il sostegno al Centro giovani di Damasco, luogo di incontro tra giovai cristiani e musulmani,  in un Paese ferito da una guerra infinta e dal terremoto.

Infine, il mandato, perché i ragazzi della cresima «portino la speranza, la pace, l’ amore essendo testimoni», la recita corale del Padre nostro, e la benedizione.

Sulle note dell’Inno alla gioia, è lo srotolarsi dei grandi manifesti con i nomi dei 7 doni dello Spirito e il tripudio di archi coloratissimi fatti di palloncini con tutti i figuranti a bordo del campo, che saluta l’incontro 2025 con l’Arcivescovo e i Vicari episcopali che salutano facendo ancora il giro del campo.  

Foto Cherchi / ITL

 

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