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3 giugno

«Corpus Domini, festa della spiritualità cattolica»

Monsignor Marco Navoni, viceprefetto dell’Ambrosiana, illustra origini storiche, caratteri liturgici e significato della solenne celebrazione che l’Arcivescovo presiede in Duomo alle 19.30

di Annamaria BRACCINI

30 Maggio 2021

«Il significato della Festa del Corpus Domini, che trova i suoi inizi nel Medio Evo, richiama la centralità dell’Eucaristia, come memoriale del sacrificio di Cristo, nella vita della Chiesa. Da questo punto di vista, questa solennità ha un suo sviluppo soprattutto nell’epoca post-tridentina, quasi in risposta polemica alla negazione protestante della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Possiamo, quindi, dire che il Corpus Domini, con la sua processione in modo particolare, diventa la festa che caratterizza in maniera singolare la spiritualità cattolica dal Seicento fino ai nostri giorni».

La ricostruzione storica illustrata da monsignor Marco Navoni, viceprefetto della Biblioteca Pinacoteca Ambrosiana e liturgista, spiega già da sola il senso che ha assunto il Corpus Domini (celebrato in Duomo alle 19.30 di giovedì 3 giugno), tanto che persino il nome di questa solennità risulta inalterato nel tempo.

Una vicenda che sottolinea l’identità cattolica con il gesto di accompagnare in processione l’Eucaristia…
Sì, ma non solo. Ovviamente, non si può dimenticare la valenza polemica che assunse questa festa nei confronti della negazione protestante. Tuttavia, se vediamo le cose non solo dal punto di vista della controversia con il mondo della Riforma, ma all’interno della cattolicità, troviamo una forte fonte spirituale che ha innervato per secoli il popolo cristiano.

Una festa che ha anche un profondo significato sociale, tanto che, seguendo il Santissimo Sacramento, camminano anche le autorità civili…
Certo. Dobbiamo dire che la processione eucaristica del Corpus Domini praticamente diventa il segno e il simbolo della Chiesa itinerante che, lungo la storia, cammina verso il compimento perfetto del Regno di Dio. Una Chiesa che si sviluppa in tutte le sue componenti: in processione c’è il Clero, ci sono gli Ordini religiosi maschili e femminili, le Confraternite, il popolo di Dio e anche le autorità preposte al governo del territorio. Se questo, in un contesto di societas christiana, come era nel Seicento, poteva risultare un elemento abbastanza scontato, successivamente diviene un punto sensibile che provoca più di una frizione. Per esempio, nei momenti della presenza di autorità politiche a carattere anticlericale, la processione viene vietata o ridotta: a Milano all’interno del solo Duomo come accadde durante la Repubblica Cisalpina. Oggi, in un contesto come il nostro, la processione assume il significato di sana cooperazione tra l’autorità religiosa e quella  civile, per il convenire di tutta la città come civitas, nella costruzione del bene comune. Per questo, la visibilizzazione di tale sana cooperazione è importante.

Il Corpus Domini si festeggia di giovedì solo in Rito ambrosiano?
La data tradizionale, il giovedì dopo la I domenica dopo Pentecoste, è ancora osservata in Vaticano, ma anche in Paesi come per esempio la Svizzera cattolica. La scelta della Cei, quando venne abolita la festa civile, fu di spostare alla domenica anche la ricorrenza religiosa. In Rito ambrosiano, con la riforma del calendario dovuta alla promulgazione del Nuovo Lezionario – peraltro in uso da più di un decennio -, si è voluto ripristinare la data liturgicamente corretta come attenzione alla tradizione.

 

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