Gli «Italiani dell’anno». Cioè coloro che non si sono persi in dispute ideologiche, e hanno dedicato loro stessi, il proprio tempo, le proprie risorse, le proprie case, ad aiutare almeno una tra i milioni di persone cui la guerra causata dall’aggressione russa all’Ucraina ha stravolto la vita, a partire da un anno fa. E a cercare vie inedite per la pace.
La definizione di questi italiani – i tanti mobilitati anche nella diocesi di Milano e i loro colleghi della rete nazionale e internazionale Caritas, il cui lavoro che non è mai cessato, anche quando l’emozione e la pressione mediatica sono calate – è stata proposta da Alberto Chiara, giornalista di Famiglia Cristiana, conduttore del convegno organizzato oggi da Caritas Ambrosiana, in cui è stato presentato un dossier (vedi qui) che ricapitola gli esiti della “azione Caritas in un anno di guerra”.
I fronti dell’aiuto
Lo sforzo di aiuto e di accoglienza è stato imponente e articolato. E condotto su vari fronti. In Ucraina hanno agito a favore di vittime e sfollati interni Caritas Ukraine (espressione della Chiesa greco-cattolica di rito bizantino) e Caritas Spes (espressione della Chiesa cattolica latina), grazie ad appelli d’emergenza (per l’equivalente di 46 milioni di euro) finanziati grazie alla mobilitazione di 48 Caritas nazionali di tutto il mondo, coordinati dalla rete Caritas Internationalis. Altri 7 appelli d’emergenza (per 18 milioni di euro) sono stati lanciati e poi realizzati dalle Caritas nazionali dei Paesi confinanti con l’Ucraina. Si stima che, in Ucraina e nei Paesi confinanti, siano stati di conseguenza raggiunti, con aiuti di varia natura (d’urgenza, d’accoglienza, alimentari, sanitari, educativi, di supporto psicologico, legale e finanziario) 5,3 milioni di persone. Caritas Ambrosiana, destinando complessivamente circa 900 mila euro, ha dedicato particolare attenzione ai rifugiati nella Repubblica di Moldova, finanziando progetti realizzati dallo storico partner Missione Sociale Diaconia.
In Diocesi
Nella Diocesi di Milano l’accoglienza si è sviluppata sia attraverso canali e formule istituzionali, sia attraverso una capillare mobilitazione spontanea e informale di parrocchie, comunità, famiglie. Caritas Ambrosiana, erogando nel complesso circa 1,8 milioni di euro, ha sostenuto sia lo sforzo sia delle sue cooperative impegnate come gestori delle accoglienze convenzionate con alcune Prefetture lombarde, sia quello delle parrocchie e di altri soggetti territoriali: in totale, attraverso questi canali, in un anno ha consentito l’accoglienza a quasi 1.700 profughi in 156 strutture, parrocchie, centri e appartamenti capillarmente diffusi nel territorio diocesano, sviluppando non solo doverose forme di assistenza materiale, ma anche molteplici progetti di integrazione (lavorativa, linguistica, educativa, culturale, sportiva).
Gualzetti: «Realizzare un presente solidale»
«Nel faticoso e necessario cammino di (ri-)costruzione della pace e del dialogo che ci troviamo di fronte, e che non diserteremo, supportando e sviluppando iniziative anche nei prossimi giorni – ha concluso Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, ringraziando parrocchie, cooperative, operatori, volontari e donatori –, non hanno spazio solo istanze di natura etica e politica. Mentre si prefigura e si prepara un domani migliore, bisogna realizzare un oggi solidale. Caritas Ambrosiana, le sue cooperative, le parrocchie della diocesi di Milano hanno compreso e tradotto questa esigenza in una miriade di esperienze e percorsi. Piegarsi su tante vittime e sulle loro ferite, fisiche e morali, non equivale a piegarsi all’ineluttabilità della violenza. Ma provare a lenire dolori strazianti. Destinati, se non curati, a incubare domani nuovi odi e nuove brutalità. Che, nel nostro piccolo, proviamo a scongiurare. Riconoscere e attribuire dignità a ogni uomo, a cominciare dai piccoli e dalle vittime: è il nostro modo, il primo, il più ineludibile, il più appassionante, per costruire pace».
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