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7 giugno

«Contrastiamo la crisi in nome del bene comune»

Terzo appuntamento del ciclo ispirato alla «Fratelli tutti». Elio Savi, presidente di ReAgire (che organizza insieme alla Comunità di Sant’Egidio e all’Ordine francescano secolare): «Affronteremo il tema delle molte periferie geografiche, sociali ed esistenziali»

di Stefania CECCHETTI

30 Maggio 2021

Riflettere sulla crisi economica e sociale che la pandemia ha esasperato ed elaborare risposte prendendo spunto dalle indicazioni di papa Francesco. È questo l’obiettivo del ciclo di incontri «Fratelli tutti e bene comune, per contrastare la crisi sociale», organizzato dall’associazione di promozione sociale ReAgire, insieme alla Comunità di Sant’Egidio e all’Ordine francescano secolare, rivolto a chiunque sia interessato al bene comune.

Dopo la riflessione sull’impatto della pandemia a Milano e sul mondo del lavoro, nel terzo e ultimo appuntamento, in programma lunedì 7 giugno alle 20.45, il confronto avverrà sul tema «Pensare e generare un mondo aperto». Moderati da Giorgio Del Zanna, della Comunità di Sant’Egidio, interverranno monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per Cultura, Carità, Missione e Azione sociale; Alessandro Galbusera, segretario di Presidenza Acli milanesi con delega alle politiche dell’abitare e del territorio; Cristina Pasqualini, del Dipartimento di sociologia dell’Università cattolica/Istituto Toniolo; Deidamia Moran Calderon, della comunità salvadoregna. Per partecipare è necessario registrarsi sulla pagina web reagireinsieme.org/fratellitutti.

Ai tre incontri di discernimento seguirà la seconda fase del progetto, che a partire da un incontro in programma il 21 giugno – pensato per fare il punto su quanto emerso nelle tre riflessioni – intende elaborare proposte concrete di risposta alla crisi, da concretizzarsi dopo l’estate.

«Alla base di questo progetto – spiega Elio Savi, presidente di ReAgire – c’è la constatazione che la pandemia ha causato enormi problemi sanitari, ma anche gravi disagi economici, soprattutto nelle persone che già prima avevano difficoltà a trovare lavoro e che non hanno potuto beneficiare di nessun ristoro. Il rischio è che questa situazione accentui le diseguaglianze, creando una forte crisi sociale. Come membri di ReAgire, ci siamo chiesti cosa fare per contrastare questo fenomeno. Una domanda che abbiamo voluto rivolgere a tutti, credenti e non, perché i problemi degli altri sono anche i nostri, se cominciamo a pensare la nostra società come una società aperta».

È proprio questo il tema dell’incontro del 7 giugno, dal titolo «Pensare e generare un mondo aperto»: «Affronteremo il tema delle molte periferie geografiche, sociali ed esistenziali – spiega Savi -. L’idea, già sottesa al Sinodo minore “Chiesa dalle genti”, è di passare dal “noi e loro” al “noi insieme” di una società coesa e solidale. Durante il percorso di discernimento abbiamo incontrato una serie di associazioni e gruppi che hanno interesse verso questa idea di società. Ora si tratterà di individuare alcuni passi concreti da fare insieme». Per quanto riguarda le politiche di accompagnamento al lavoro – che è un po’ lo specifico di ReAgire – questo potrebbe significare coinvolgere persone che vogliano mettere a disposizione la propria esperienza per aiutare chi, per diversi motivi, non è più competitivo sul mercato del lavoro, in una logica solidale.

«Il riferimento alla Fratelli tutti – conclude Savi – non è solo ai contenuti dell’enciclica, ma è un tentativo di coinvolgere attivamente il mondo diocesano. Troppo spesso nei nostri ambienti ci si limita a formarsi, ad ascoltare riflessioni, mentre è necessario anche mettersi in moto concretamente per affrontare insieme questi problemi».

 

 

 

Come è nata ReAgire

Elio Savi, presidente di ReAgire, racconta com’è nata questa associazione di promozione sociale che si occupa di accompagnamento al lavoro: «La precarietà e la perdita di dignità del lavoro non riguardano solo i disoccupati, ma creano un disagio sociale che coinvolge tutti». I servizi dedicati al collocamento non sono in grado di risolvere il problema: «Il sistema - spiega Savi - è finalizzato alla selezione di figure professionali corrispondenti a una certa offerta. Il problema è accompagnare al lavoro chi non è competitivo per tanti motivi: perché precario o disoccupato da tempo, per età o perché alle prese con problemi familiari». ReAgire mira a coinvolgere le persone comuni: «Se chi ha già un lavoro aderisce a una visione solidale della vita e dell’economia, è possibile costruire relazioni e mettere in moto competenze e risorse».
All’origine di tutto il cardinale Dionigi Tettamanzi e la sua domanda, rivolta ai fedeli nel Natale 2008: «Cosa posso fare io?»: «Da quella sollecitazione nacque un gruppo di animazione sociale nel Decanato San Siro che, dopo anni di discernimento, nel 2015 con l’approvazione del Consiglio pastorale dell’epoca, ha dato vita a un soggetto operativo. L’associazione ReAgire opera in autonomia, ma in relazione con  il Servizio per la pastorale sociale e del lavoro».

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