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Sirio 11 - 17 novembre 2024
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Emergenza

«Contagio della speranza», fedi diverse unite dalla solidarietà

Dal governo Usa 4 milioni di dollari per affrontare la crisi prodotta in Lombardia dalla pandemia: circa 56 mila pasti nelle mense dei poveri, 733 strutture protette anti covid sanificate e adeguate. Uno sforzo che ha coinvolto cattolici, islamici e valdesi

21 Dicembre 2020

In sette mesi il progetto “Il Contagio della Speranza”, supportato dal governo americano tramite l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), ha dato accoglienza a 482 senza tetto, ha offerto il servizio di docce a 11.998 persone, ha distribuito 55.954 pasti nelle mense dei poveri, 29.249 pacchi alimentari e 11.642 kit per l’igiene personale. Ha finanziato le tessere impiegate dalle famiglie in difficoltà per fare la spesa negli Empori della Solidarietà per una cifra complessiva di 120.000 euro e presso i supermercati per una cifra di ulteriori 328.300 euro. Inoltre ha permesso di sanificare 733 strutture tra cui centri diurni e uffici e adeguare alle normative sanitarie 7 rifugi temporanei e 10 centri alternativi  dedicati alla quarantena di pazienti, medici e infermieri.

Nato per rispondere all’emergenza sanitaria provocata dal diffondersi del Coronavirus in Lombardia e far fronte alle conseguenze sociali del lungo isolamento necessario per contenere la pandemia, il programma di aiuti è partito nel mese di maggio e si è concluso alla fine di novembre, grazie al finanziamento di 4 milioni di dollari offerto dagli Stati Uniti tramite USAID (United States Agency for International Development) e ad un contributo di ulteriori 130mila dollari provenienti dai fondi privati di Catholic Relief Services (CRS). Le risorse raccolte sono state destinate ad una rete di enti caritativi religiosi di differenti credi e confessioni: le Caritas di cinque diocesi lombarde (Milano, Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona), Opera San Francesco per i Poveri, la Diaconia Valdese e l’Islamic Relief.

L’intervento, sotto la regia di CRS (Catholic Relief Services) e Caritas Ambrosiana ha affrontato sia i bisogni immediati in ambito sanitario sia il conseguente impatto sociale della pandemia, fornendo servizi essenziali a gruppi e soggetti a rischio e sostenendo le strutture ospedaliere attraverso l’affitto di sistemazioni di emergenza per pazienti affetti da Covid 19 e per il personale medico. Inoltre, il progetto ha risposto al crescente bisogno delle famiglie che hanno visto una drastica riduzione dei loro redditi a causa del lockdown così come degli anziani attraverso una distribuzione mirata di cibo.

L’assistente amministratore di USAID, Brock Bierman, ha sottolineato il continuo impegno del governo degli Stati Uniti nei confronti dell’Italia affermando: «USAID è orgoglioso di sostenere l’Italia, che è stato uno dei primi paesi europei a sperimentare gli impatti devastanti della pandemia. Come parte del nostro sostegno all’Italia, continueremo a collaborare con organizzazioni in tutto il Paese per fornire aiuto a chi ne ha bisogno e per sostenere la ripresa dell’Italia».

«Gli Stati Uniti, attraverso il finanziamento di USAID, sono orgogliosi di aver collaborato con Catholic Relief Services (CRS) e Caritas Ambrosiana nel “Contagio di Speranza”. Questo progetto di successo ha affrontato sia i bisogni sanitari immediati che gli impatti sociali secondari della pandemia, aiutando le comunità in Lombardia, in Italia, più colpite dalla pandemia COVID-19 – ha affermato Callista L. Gingrich, Ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Santa Sede -. Le organizzazioni basate sulla fede come CRS e Caritas servono come un’ancora di salvezza per le comunità che stanno attraversando difficoltà senza precedenti in tutto il mondo. Questo progetto ha riunito organizzazioni cristiane e islamiche per fornire servizi essenziali, dimostrando il potere della collaborazione interreligiosa. Lavorando insieme, con speranza e determinazione, possiamo affrontare e superare COVID-19».

«Siamo contentissimi del lavoro svolto. La forza di questo progetto risiede nella presenza ed esperienza decennale dei partner sul territorio, nei servizi molto articolati e in un esercito di volontari e impiegati che lavorano con standard professionali molto elevati – ha sottolineato Davide Bernocchi, responsabile del partnenariato per il Medio Oriente, Europa e Asia Centrale di CRS -. Credo che questo progetto rappresenti la concretizzazione dell’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco. È bello vedere cristiani che assistono musulmani e viceversa. Qualche anno fa auspicavamo questo per il futuro. Oggi sono contento di dire che questo è nostro presente: Fratelli Tutti!».

«Al centro di questo progetto ci sono le persone in difficoltà che hanno tutto il diritto di recuperare la dignità o di non perderla. Quello che conta è mettere al centro i poveri, perchè questo funziona un po’ come cartina di tornasole della nostra fede – ha dichiarato Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana -. Abbiamo avuto l’occasione in questo progetto di mettere in pratica il saper modulare i nostri servizi a favore dei nuovi bisogni che emergono. La nostra collaborazione interreligiosa ha lanciato un messaggio e abbiamo dimostrato nella pratica i risultati del lavoro svolto assieme, anche tra fedi diverse».

Alaa Salem di Islamic Relief: «In un momento di crisi, quello che importa è mettere al centro i bisognosi. Attraverso la collaborazione che si è stabilita, il progetto ci ha aiutato a creare una presenza sul territorio italiano più solida e ci ha permesso di pensare a un futuro in cui possiamo essere più presenti per le persone vulnerabili nel nostro Paese».

Loretta Malan di Diaconia Valdese:  «Questo progetto è stato un aiuto concreto portato avanti in un momento di grande difficoltà. È una bella testimonianza quella mettere davanti a tutto le esigenze delle persone, unendo le forze in sinergia».

Giovanni Carrara, presidente del Consorzio Farsi Prossimo: «Otto nostre cooperative, nel territorio della Diocesi di Milano, sono state impegnate in questo progetto di ampio respiro, che ha permesso di supportare migliaia di persone la cui situazione di fragilità è stata resa ulteriormente difficile dalla pandemia. Dalle docce alla consegna dei pasti, dagli interventi di sanificazione alla lavanderia, il nostro sistema ha messo in campo competenze diverse, imparando anche a misurarsi con strumenti complessi di monitoraggio e verifica progettuale».

Giorgio Gualzetti, direttore della Fondazione San Carlo, che nella Diocesi di Milano gestisce pensionati per lavoratori, appartamenti sociali e promuove percorsi di formazione professionale: «La Fondazione ha potuto sperimentare nuove modalità di incontro e vicinanza alle persone. La gratitudine che i beneficiari hanno mostrato nei nostri confronti, ci ha convito a proseguire con ancora maggiore determinazione. Auspichiamo di poter continuare a collaborare con le realtà coinvolte nel progetto anche in futuro per rispondere ai bisogni in modo sempre più efficace».

Fra Marcello Longhi, presidente di Opera San Francesco per i poveri (OSF): «Questa esperienza comune ci ha permesso di sentirci parte di un grande movimento di speranza da donare a chi vive in difficoltà. Insieme abbiamo regalato anche solo un attimo di sollievo in un momento estremamente complesso in cui chi è povero si è ritrovato ancora più in difficoltà.  Per OSF è stata un’esperienza importante perché il suo lavoro all’interno di una rete organizzata di aiuti ha avuto ancora più senso, più valore, più efficacia».

Don Roberto Trussardi, direttore della Caritas della Diocesi di Bergamo: «Questo progetto ci ha aiutato a entrare in una nuova metodologia di lavoro, che nonostante le difficoltà, ha dato dei risultati importanti».

Don Maurizio Rinaldi, direttore della Caritas Diocesana di Brescia: «Nella consapevolezza che garantire la salute delle persone senza dimora e delle persone più fragili è garantire la salute della comunità tutta, il sostegno di Contagion of Hope ci ha permesso di non arretrare dai margini ma, anzi, di sperimentare nuove forme di accoglienza per i senza dimora e di sostenere le persone e famiglie in sofferenza alimentare. Emblematica l’esperienza del servizio di accoglienza notturna trasformato in struttura polifunzionale aperta anche nelle ore diurne che manterrà questo assetto anche il prossimo anno».

Don Pier Luigi Codazzi, direttore della Caritas della Diocesi di Cremona: «Il progetto ha consentito di implementare e di rendere maggiormente efficaci gli interventi a favore di singoli e famiglie in situazione di grave difficoltà. Il sostegno all’accoglienza di medici e infermieri impegnati negli ospedali cremonesi ha consentito loro di svolgere al meglio la difficile missione di cura per la quale si sono trasferiti volontariamente da ogni parte d’Italia in un territorio che soprattutto la scorsa primavera è stato molto colpito dal virus».

Carlo Bosatra, direttore della Caritas della Diocesi di Lodi: «Questi mesi hanno dimostrato che quando riusciamo a fare rete, siamo più incisivi nella risposta al bisogno»

Come ha funzionato “Il Contagio della Speranza”

Sul fronte sanitario, il progetto ha permesso di offrire ai pazienti in via di guarigione strutture di accoglienza protette, pasti, pulizia delle camere e altri servizi. Inoltre messi a disposizione di  medici e infermieri dormitori o camere d’albergo nei pressi dei nosocomi dove operano per permettere loro di riposare tra un turno e l’altro, riducendo così la possibilità di esposizione al virus per loro e le loro famiglie. Ciò ha consentito, in particolare nella fase più acuta del contagio, alle strutture ospedaliere di liberare posti letto per i nuovi pazienti e, in generale, di implementare le propria capacità di risposta.

Sul fronte sociale, il programma ha aiutato i partner ad adottare misure sanitarie standard anti Covid in 17 strutture di accoglienza che gestiscono. Tali misure vanno dall’allestimento di camere in cui i soggetti sintomatici possono auto-isolarsi alla disinfezione degli spazi comuni, dalla fornitura di servizi di lavanderia ai controlli sanitari giornalieri per gli ospiti. In questo modo è stato possibile continuare a tenere aperti dormitori e centri di accoglienza anche nel periodo in cui il virus circolava più diffusamente tra la popolazione, consentendo così di continuare a offrire servizi essenziali a senza tetto e persone più deboli che sono anche i soggetti più esposti al contagio, salvaguardando la salute loro, degli operatori e dei volontari che se ne prendono cura.

Inoltre, l’intervento ha implementato i servizi di distribuzione di aiuti alimentari, rispondendo all’aumento di richieste provenienti da famiglie che hanno visto una drammatica riduzione dei propri redditi proprio a causa del lockdown. Più precisamente, sono state potenziate tutte le diverse forme di sostegno alimentare sul territorio: dall’offerta di pasti nelle mense alla consegna a domicilio di pacchi viveri per anziani, malati cronici, disabili, fino alla diffusione di buoni per l’acquisto di generi alimentari essenziali presso i punti vendita ed empori.