A causa della nuova ordinanza del Governo per il contenimento del Coronavirus, il secondo incontro di formazione per la Vita consacrata nell’Arcidiocesi ambrosiana, previsto per sabato 14 marzo, non avrà luogo. Tuttavia il tema di questo appuntamento appare molto importante anche per quanto stiamo vivendo in questi giorni, segnati dalla emergenza sanitaria, e vale la pena ricordarne il significato.
Lungo tutto l’anno stiamo riflettendo sulla testimonianza della Vita consacrata che si esprime nella profezia dei consigli evangelici di obbedienza, di povertà e di castità. In particolare il tema del prossimo incontro è dedicato alla loro «dimensione antropologica». Proprio questo aspetto «umano» diventa significativo in un momento come questo in cui siamo presi da una emergenza che rischia di segnare profondamente le relazioni sociali.
Il Concilio Vaticano II a questo proposito ha affermato cose molto belle. Pensiamo a Gaudium et Spes quando dice: «Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo» (numero 41). Lumen gentium ricorda che la professione dei consigli evangelici «non si oppone al vero progresso della persona umana, ma al contrario per sua natura le è di grandissimo profitto» (numero 46); non c’è vera esperienza di consacrazione se non si cresce in umanità! È san Giovanni Paolo II in Vita consecrata a ricordare il carattere profetico dei consigli evangelici proprio perché contengono un «profondo significato antropologico» (numero 87). Papa Francesco raccomanda alle persone consacrate di non rinunciare mai alla profezia come possibilità di vivere il Vangelo qui e ora, qualsiasi sia la situazione in cui ci troviamo a vivere (Lettera ai consacrati, 2014).
Se nel cammino della modernità, a causa del processo di secolarizzazione, la Vita consacrata ha espresso spesso la distanza della Chiesa da un mondo sempre più “mondano”, oggi è tempo di mostrare sul campo dell’esistenza la capacità del Vangelo di umanizzare la vita; da qui la possibilità di un nuovo protagonismo delle persone consacrate a servizio di un nuovo umanesimo.
In questa prospettiva i consigli evangelici ci ricordano l’umanità stessa di Gesù, la sua tenerezza e misericordia. L’obbedienza ci ricorda come la libertà non si compia nell’assoluta autonomia, ma nella creazione di legami positivi e duraturi, nel riconoscersi tutti figli del Padre, a cui affidarci, poiché lui sa di che cosa abbiamo bisogno. La povertà ci ricorda la nostra condizione di creature fragili e vulnerabili; la nostra straordinaria capacità di manipolazione del reale, attraverso la tecnoscienza, non più essere senza criterio; c’è un’ecologia integrale – come ci ricorda papa Francesco in Laudato si’ – che va coltivata per poter abitare la «casa comune» che Dio ha messo nelle nostre mani. Infine, la castità ci ricorda l’importanza di vivere le relazioni affettive autentiche, imparando ad amare l’altro perché è altro e non per il tornaconto che ne possiamo avere. Un affetto casto è quello che nella relazione sa vivere un «distacco» autentico, come condizione perché l’altro sia accolto tutto intero, come si fa un passo indietro di fronte ad un’opera d’arte per poterne ammirare meglio la bellezza.
Anche nell’epoca del Coronavirus, in cui è chiesto distacco e solidarietà, la profezia dei consigli evangelici ci insegna una sobrietà che non mortifica i rapporti ma li rende più veri, più umani, alla luce del Vangelo.