di monsignor Paolo MARTINELLI e monsignor Luigi STUCCHI
Vescovi ausiliari e Vicari episcopali per la Vita consacrata
Quest’anno l’appuntamento diocesano per la solenne celebrazione della Giornata mondiale della vita consacrata, presieduta dall’Arcivescovo Mario Delpini, avrà luogo venerdì 1 febbraio, alle 17.30, in Duomo. In Oriente è chiamata la “festa dell’incontro”; e in effetti è solo l’incontro con il Signore Gesù a dare fondamento a questa forma di vita cristiana, caratterizzata dalla sequela di Cristo, casto, povero e obbediente.
In questo giorno celebriamo l’incontro tra l’attesa, la promessa iscritta nel cuore di ogni uomo, e il compimento. Consacrati e consacrate, in questa prospettiva, sono testimoni del compimento, dello scopo ultimo per cui valga la pena vivere e dare la vita: sono testimoni, con la stessa forma di vita, di Cristo risorto, speranza del mondo. In effetti, non c’è carità più grande per l’uomo del III millennio, confuso e smarrito in questo cambiamento d’epoca senza precedenti, che indicare il senso, la direzione e la meta della storia.
Per questo sarebbe sbagliato considerare questa Giornata mondiale “solo” per la vita consacrata. Essa non ha bisogno di autocelebrazioni e deve sempre evitare ogni rischio di autoreferenza. Giustamente papa Francesco non si stanca di ripetere che «la vita consacrata è dono alla Chiesa, nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa, è tutta orientata alla Chiesa”. Pertanto, si tratta di una festa di tutta la Chiesa per un dono essenziale alla vita e alla missione del popolo di Dio.
Anche nella diocesi di Milano consacrati e consacrate sono una presenza diffusa e diversificata. Le quasi 7000 persone consacrate presenti in diverse forme – vita monastica, vita religiosa attiva, istituti secolari, nuove forme di consacrazione – esprimono bene la fantasia dello Spirito Santo che non manca mai di elargire carismi per l’edificazione del corpo di Cristo. Il Sinodo minore celebrato nella nostra diocesi lo scorso anno – di cui proprio in questi giorni l’Arcivescovo promulgherà i risultati – ha affermato come la vita consacrata sia un «laboratorio di comunione» in cui scoprire il carattere interculturale dell’esperienza cristiana, la capacità del Vangelo di unire e rendere feconde le differenze.
Anche nella Lettera pastorale l’Arcivescovo ha ricordato che «le comunità di consacrati e consacrate sono presenze preziose per tutte le comunità: portano la ricchezza del loro carisma, portano nella nostra terra le ricchezze spirituali delle nazioni, perché molti consacrati e consacrate vengono da altri Paesi».
Per questi motivi l’invito a partecipare alla solenne celebrazione eucaristica del 1° febbraio in Duomo non è rivolto solo alle persone consacrate, ma a tutti i fedeli, in particolare ai giovani bisognosi di riscoprire la vita stessa come vocazione, come chiamata all’amore. Inoltre l’invito è anche a organizzare nei giorni precedenti e successivi celebrazioni analoghe nelle parrocchie, nei decanati e nelle zone pastorali per ringraziare insieme il Signore per il dono di una vocazione peculiare che, come ricorda il Concilio Vaticano II, «attraverso una più intima consacrazione a Dio fatta nella Chiesa manifesta anche chiaramente e fa comprendere l’intima natura della vocazione cristiana» (Ad Gentes 18).