«La Festa del Perdono si comprende guardando alle sue origini». A dirlo è don Giuseppe Scalvini, cappellano al Policlinico di Milano dall’ottobre scorso, e per otto anni all’Istituto Humanitas di Rozzano. «Si tratta di ridare spazio a questa realtà e ritornare alla sorgente» ricordando quando papa Pio II concesse l’indulgenza plenaria «a favore di se stessi e dei defunti». Questo vale ancora oggi perché i fedeli che martedì 14 aprile, giorno in cui si celebra la Festa del Perdono, visiteranno una delle chiese dell’ospedale (S. Maria Annunciata in via F. Sforza 32, Ss. Innocenti in via Commenda 12, S. Giuseppe ai Padiglioni in via Sforza 35) potranno ottenere l’indulgenza plenaria. A condizione, spiega don Scalvini, «che i fedeli siano in grazia di Dio: con la confessione, la comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre».
In occasione della Festa del Perdono, martedì alle 10 il cardinale Angelo Scola celebrerà la Messa nella chiesa di S. Maria Annunciata, di cui è parroco, alla presenza delle autorità dell’ospedale, dei membri del Consiglio di amministrazione, del personale, dei dipendenti che hanno concluso il loro rapporto di lavoro negli ultimi due anni (e che nel corso della mattinata riceveranno un riconoscimento), delle suore… «Ci sarà anche il priore dell’Abbazia di Mirasole – dice il cappellano -, che è di proprietà del Policlinico. Questo è un bel segno di comunione ecclesiale e di continuità quando cento anni fa la Ca’ Granda ha messo a disposizione dei monaci l’Abbazia».
Al termine della Messa i partecipanti si trasferiscono in sala Pio XII (via S. Antonio 5) dove alle 11.30 si terrà il convegno «Salute: diritto? Dono?» con interventi dell’arcivescovo Scola e dell’editorialista del «Corriere della Sera» Massimo Franco. A introdurre il dibattito sarà Giancarlo Cesana, presidente della Fondazione Irccs Ca’ Granda. È lui che ha scelto questo tema, spiega il cappellano, «nato da un messaggio che l’Arcivescovo aveva lanciato l’anno scorso e che il presidente Cesana ha voluto riprendere perché fosse approfondito».
«La salute è un diritto e va esercitato, ma è anche un dono, e come tale va custodito. Sarà interessante ascoltare i due relatori, soprattutto pensando all’ospedale che mette al centro l’uomo». Un tema quindi che «tocca il malato in quanto soggetto della cura e tocca tutti coloro che si muovono attorno al malato, dal medico, al personale di assistenza, ma anche a chi si occupa della struttura… Il dono va custodito esercitando il diritto alla salute, quindi tutti – ognuno per le sue competenze – hanno un ruolo fondamentale che non può essere disatteso».
Tornando alla Festa del Perdono il cappellano spera che si possa fare una riflessione rispetto alle celebrazioni delle origini e a ciò che avviene oggi. «Se pensiamo che abbiamo anche una via intitolata alla Festa del Perdono significa che aveva una risonanza sociale», come confermano «vecchie fotografie con processioni faraoniche».
Don Scalvini esprime un ultimo desiderio: «Sarebbe interessante porre la domanda: che cosa vuol dire per Milano, per la città e per la realtà ecclesiale recuperare nell’Anno giubilare della misericordia l’idea di una festa del perdono? Vediamo se l’Arcivescovo lancerà qualche idea… Potrebbe davvero essere un punto di partenza, perché quello che la Chiesa propone come anno straordinario, per noi è una realtà che ha cadenza annuale». E conclude: «Il perdono è naturalmente associato alla misericordia, perché se non c’è misericordia non c’è perdono».