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Sirio 01 - 10 novembre 2024
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14 aprile

Con Scola la Festa del Perdono,
segno di riconoscenza

Alle 10 il Cardinale celebrerà la Messa nella chiesa di S. Maria Annunciata di cui è parroco alla presenza di autorità e personale del Policlinico. Alle 11.30 interviene al convegno su «Salute: diritto? Dono?» insieme all’editorialista del «Corriere della Sera» Massimo Franco

di Luisa BOVE

10 Aprile 2015

«La Festa del Perdono si comprende guardando alle sue origini». A dirlo è don Giuseppe Scalvini, cappellano al Policlinico di Milano dall’ottobre scorso, e per otto anni all’Istituto Humanitas di Rozzano. «Si tratta di ridare spazio a questa realtà e ritornare alla sorgente» ricordando quando papa Pio II concesse l’indulgenza plenaria «a favore di se stessi e dei defunti». Questo vale ancora oggi perché i fedeli che martedì 14 aprile, giorno in cui si celebra la Festa del Perdono, visiteranno una delle chiese dell’ospedale (S. Maria Annunciata in via F. Sforza 32, Ss. Innocenti in via Commenda 12, S. Giuseppe ai Padiglioni in via Sforza 35) potranno ottenere l’indulgenza plenaria. A condizione, spiega don Scalvini, «che i fedeli siano in grazia di Dio: con la confessione, la comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre».

In occasione della Festa del Perdono, martedì alle 10 il cardinale Angelo Scola celebrerà la Messa nella chiesa di S. Maria Annunciata, di cui è parroco, alla presenza delle autorità dell’ospedale, dei membri del Consiglio di amministrazione, del personale, dei dipendenti che hanno concluso il loro rapporto di lavoro negli ultimi due anni (e che nel corso della mattinata riceveranno un riconoscimento), delle suore… «Ci sarà anche il priore dell’Abbazia di Mirasole – dice il cappellano -, che è di proprietà del Policlinico. Questo è un bel segno di comunione ecclesiale e di continuità quando cento anni fa la Ca’ Granda ha messo a disposizione dei monaci l’Abbazia».

Al termine della Messa i partecipanti si trasferiscono in sala Pio XII (via S. Antonio 5) dove alle 11.30 si terrà il convegno «Salute: diritto? Dono?» con interventi dell’arcivescovo Scola e dell’editorialista del «Corriere della Sera» Massimo Franco. A introdurre il dibattito sarà Giancarlo Cesana, presidente della Fondazione Irccs Ca’ Granda. È lui che ha scelto questo tema, spiega il cappellano, «nato da un messaggio che l’Arcivescovo aveva lanciato l’anno scorso e che il presidente Cesana ha voluto riprendere perché fosse approfondito».

«La salute è un diritto e va esercitato, ma è anche un dono, e come tale va custodito. Sarà interessante ascoltare i due relatori, soprattutto pensando all’ospedale che mette al centro l’uomo». Un tema quindi che «tocca il malato in quanto soggetto della cura e tocca tutti coloro che si muovono attorno al malato, dal medico, al personale di assistenza, ma anche a chi si occupa della struttura… Il dono va custodito esercitando il diritto alla salute, quindi tutti – ognuno per le sue competenze – hanno un ruolo fondamentale che non può essere disatteso».

Tornando alla Festa del Perdono il cappellano spera che si possa fare una riflessione rispetto alle celebrazioni delle origini e a ciò che avviene oggi. «Se pensiamo che abbiamo anche una via intitolata alla Festa del Perdono significa che aveva una risonanza sociale», come confermano «vecchie fotografie con processioni faraoniche».

Don Scalvini esprime un ultimo desiderio: «Sarebbe interessante porre la domanda: che cosa vuol dire per Milano, per la città e per la realtà ecclesiale recuperare nell’Anno giubilare della misericordia l’idea di una festa del perdono? Vediamo se l’Arcivescovo lancerà qualche idea… Potrebbe davvero essere un punto di partenza, perché quello che la Chiesa propone come anno straordinario, per noi è una realtà che ha cadenza annuale». E conclude: «Il perdono è naturalmente associato alla misericordia, perché se non c’è misericordia non c’è perdono».

 

La processione dal Duomo al Filarete

Nel 1459, il Duomo era ancora nella fase iniziale della sua costruzione e così l’Ospedale Maggiore, fondato tre anni prima da Francesco e Bianca Maria Sforza, duchi di Milano. Per sostenere queste due grandi opere, papa Pio II aveva stabilito che al 25 marzo, solennità dell’annunciazione, degli anni pari fosse concessa l’indulgenza plenaria a coloro che compissero delle donazioni per la costruzione del Duomo; e che al 25 marzo degli anni dispari, l’indulgenza fosse concessa a coloro che donassero all’ospedale. La festa del Duomo e quella dell’ospedale, chiamata Festa del Perdono, si alternano dunque da oltre cinque secoli, contando 277 edizioni.

Fino alla seconda guerra mondiale, la bolla pontificia che aveva originato la Festa del Perdono veniva portata in processione dal Duomo fino all’ospedale - quello antico, ossia l’edificio progettato dal Filarete, oggi sede dell’Università degli Studi - nel cui cortile venivano esposti i ritratti di tutti i benefattori che avevano contribuito alla sua costruzione.

Da alcuni anni l’accresciuta severità dei criteri conservativi non rende più possibile l’esposizione all’aperto dei quadri: mostrare i volti di coloro ai quali l’ospedale deve tutto era per la città un segno fortissimo di riconoscenza.