Prima o poi, capita a tutti. A scuola o al catechismo, ci si imbatte nel “processo di germinazione”. Si piantano semini nel cotone e si osservano i cambiamenti nel tempo: la nascita dei germogli, la crescita delle piantine. Al bimbo l’impegno di irrorare l’ovatta ogni mattina. All’inizio la luce non è necessaria; appena spunta il germoglio, invece, questo va esposto ai raggi solari, altrimenti il baffo non potrà sopravvivere. Infine, l’invasamento.
È la descrizione di un esperimento. Ma è pure una parabola. Quella del Centro d’ascolto Caritas di Mombretto di Mediglia, per esempio. Piantato sommessamente nel 2014, nell’ombra di un locale in condivisone, si è irrobustito per la costanza dei volontari e ora trova casa autonoma alla luce del sole. Grazie a 20 mila euro – che il Vicario di Zona monsignor Michele Elli, ha attinto dall’8×1000 – inizieranno i lavori per consegnare alla cittadina la nuova sede, all’altezza dei bisogni.
La responsabile, Lia Amatulli, ne parla con entusiasmo. La conoscenza del territorio l’ha acquisita, in molti anni, lavorando presso la segreteria parrocchiale. Un luogo dove elargire sensibilità, prima che burocrazia. Il passaggio da un “ufficio” all’altro è stato quindi naturale. «Essendo nuovi del mestiere, siamo un po’ perfettini – esordisce -. Le esigenze che bussano al nostro sportello sono tutte ben catalogate. Abbiamo seguito un corso presso la Caritas ambrosiana prima di aprire». Il centro era stato avviato dal precedente parroco, don Mario Zaninelli. La partenza è stata «in sordina – ricorda Lia -. Mediglia ha sette frazioni e prima di farci conoscere da tutti c’è voluto tempo. Siamo aperti due volte la settimana, oltre al servizio del Centro lavoro».
Gli inizi si sovrappongono proprio al citato esempio botanico: «Operavamo in una stanzetta attigua all’oratorio. Senza sala d’attesa e spazio privato. In coabitazione con l’operatore Acli. In estate, poi, l’aula era sede dei giovani animatori». Le richieste, via via numerose, hanno fatto emergere l’esigenza di una sistemazione più adatta. Fortunatamente la parrocchia è di nuova costruzione e la possibilità logistica è stata individuata. «Il nuovo parroco, don Davide Verderio, si è guardato attorno. E ha fatto una osservazione semplice – afferma Amatulli -. Abbiamo uno spogliatoio per il calcio, ma manca la squadra. Occupiamo quello spazio. E così sarà. L’indirizzo, più defilato, offre maggiore discrezione. Un bagno, una sala d’attesa, un ufficio dedicato permettono una accoglienza migliore. Un attiguo magazzino, che conserva vestiario per i bisognosi, completerà la struttura».
Sono una quindicina gli operatori che si impegnano in questo settore. Sono stati 145, in tre anni di attività, gli utenti ascoltati. Il 53,10% di questi era italiano. Gli stranieri residenti nel Comune sono l’11,23% della popolazione totale. Le maggiori richieste avanzate al Centro d’ascolto riguardano il lavoro, gli alimenti, l’aiuto economico, l’alloggio. In qualche caso il match è stato di dominio pubblico: quattro domande di lavoro hanno incontrato rispettive offerte. Nella maggioranza delle altre situazioni, come è giusto che sia, il tatto ha prevalso. Per esempio, nel caso di pagamento di utenze e abbonamento per mezzi di trasporto, nella distribuzione di abbigliamento e di pacchi alimentari (a circa 250 persone) e nella presa in carico di due utenti per la messa alla prova, assegnati dall’Ufficio esecuzione penale esterna di Milano.
«L’attività del Centro d’ascolto non è alternativa o parallela alla comunità cristiana – conclude Amatulli -. È il luogo dove si manifesta la carità della parrocchia. Tanto è vero che in diversi momenti anche l’assemblea domenicale è coinvolta. In Avvento e Quaresima abbiamo raccolto alimenti, per esempio, interessando i bambini dell’Iniziazione cristiana e le loro famiglie».
Esperimento (non solo botanico) riuscito. Grazie pure all’8×1000.