C’è un filo rosso che collega l’attività dell’associazione Son – Speranza Oltre Noi e la pastorale del cardinale Martini, di cui in questi giorni si ricorda il 40° anniversario dell’ingresso a Milano. Nel suo primo Discorso alla Città per la festa di Sant’Ambrogio del 1980, riflettendo sul tema della comunicazione, Martini volle soffermarsi soprattutto sul «caso estremo» della comunicazione con le persone con disabilità. L’invito del Cardinale era non solo a un’assistenza fattiva e competente, ma anche a interrogarsi sul contributo attivo che quelle stesse persone possono portare all’intera comunità. I più fragili, osservava Martini, possono esprimere per la società «valori e prospettive umane spesso ignorati e disattesi come il coraggio, la speranza, la non rassegnata sopportazione, la fraterna dipendenza reciproca, il senso del limite, l’attesa operosa di un mondo nuovo creato dall’amore di Dio».
È questa la prospettiva che le famiglie riunite nell’associazione Son intravvedono per i propri figli con disabilità. Una prospettiva di futuro che stanno rendendo concreta con la realizzazione per loro uno spazio di autonomia abitativa, in un contesto solidale e fortemente collegato alla comunità, che sta già prendendo forma nel quartiere Adriano, zona nord-est della città, a pochi passi dalla Casa della carità.
L’incontro dedicato ai temi di «Fragilità e cura nel segno del cardinal Martini», in programma venerdì 14 febbraio, dalle 14 alle 18, presso l’Auditorium della Casa della carità (via Francesco Brambilla 10, Milano) sarà dunque l’occasione per tornare a riflettere sulle parole di Martini, e allo stesso tempo per comunicare l’avanzamento dei lavori della nuova residenza. Che prevede non solo appartamenti autonomi per genitori e figli (compresi gli alloggi per eventuali figure di assistenza), ma anche spazi di servizio aperti al pubblico, così da rendere possibile quello scambio con la comunità di cui parlava il cardinale Martini e contribuire anche alla vita del quartiere.
Uno scambio che è già realtà, sottolinea il presidente della Casa della carità don Virginio Colmegna, facilitato dal fatto che alcune famiglie promotrici del progetto abitano proprio nel quartiere Adriano. Ma anche perché – a fianco di quest’operazione che don Colmegna definisce una «follia della carità», pensando ai fondi che saranno necessari per completare il progetto -, «quello che stiamo facendo è soprattutto un lavoro culturale, di ricerca di senso nelle esperienze di cura e vicinanza alla fragilità», sottolinea ancora don Colmegna. «È un percorso che parte dai bisogni delle famiglie, ma che non si ferma all’assistenza e all’assistenzialismo, o al pietismo. I più deboli sono portatori della domanda sul valore del limite, della fragilità, e possono essere protagonisti di una nuova rilettura del Vangelo».
Tra i contributi all’incontro di venerdì – insieme a quello di don Damiano Modena, assistente di Martini negli ultimi anni della sua vita -, ci sarà l’intervento dello storico Luciano Toschi. Costretto in carrozzina da ragazzo, fin da giovane ha visto nella propria disabilità lo stimolo a una profonda rilettura dell’esperienza di fede, senza peraltro che ciò gli impedisse una vita intensa, spesa non solo nell’insegnamento. «Dio è disabile?» sarà il titolo provocatorio del suo intervento. «Toschi – anticipa don Colmegna – parlerà della disabilità come spazio dove germoglia la novità della fede».