«Clicco, quindi educo. Genitori e figli nell’era dei social network» è il tema della giornata di studio di sabato 14 gennaio, dalle 9.30 alle 12.30, presso la Sala convegni della Curia (piazza Fontana 2, Milano), promossa dall’ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi in collaborazione con Aiart (Associazione spettatori) Milano.
«Vorremmo partire dall’idea che i nativi digitali non esistono – esordisce la presidente di Aiart Milano Stefania Garassini -. Ci rivolgiamo a genitori ed educatori per favorire la possibilità di continuare a educare anche nel digitale, perché l’idea che i ragazzi ne sanno più di noi in assoluto ci impedisce di avere un ruolo educativo. In realtà la loro è un’esperienza soprattutto tecnica e relativa a ciò che fanno in quel momento». E aggiunge: «È vero che un ragazzo di 10-12 anni è molto più bravo a configurare una nuova app sullo smartphone, ma se gli chiediamo cosa sta facendo non lo sa, non sa se è su internet, se sta usando un motore di ricerca, dove vanno le informazioni e da dove arrivano».
Da una recente ricerca dell’Università di Stanford risulta che i cosiddetti nativi digitali sono meno capaci di individuare le notizie false, non sanno dire qual è la fonte di una notizia, dove vanno le informazioni che pubblicano, distinguere tra un articolo e una notizia commerciale… Di fronte a tutto questo, insiste Garassini, «non dobbiamo scoraggiarci, ma recuperare un ruolo educativo, perché i ragazzi avranno più esperienza dal punto di vista tecnico, ma ci sono molti altri aspetti, soprattutto di contesto, molto più importanti. La tecnologia passa, ma le nostre competenze di utilizzo, di relazione con gli altri e di buona gestione delle informazioni saranno sempre valide, anche in un altro social network. Mentre gli aspetti strettamente tecnologici dovremo comunque impararli».
Inoltre si sente spesso dire che la tecnologia è neutra, dipende da come la si usa. «Può essere usata bene per aiutare le persone o male per colpirle e offenderle», dice Garassini, «ma non è vero che il web è neutro, perché ha caratteristiche precise che rendono più facili certe operazioni: per esempio la diffusione capillare di un video che con le tecnologie tradizionali non era possibile». Insomma, non è vero che lo strumento è neutro: va conosciuto nelle sue caratteristiche. «Da qui deriva il fatto che è meglio non utilizzarlo prima di una certa età, perché ai ragazzi manca la capacità critica. Noi non daremmo una Ferrari in mano a un neo patentato, mentre diamo uno smartphone a un ragazzino di 10-11 anni. Non bastano le conoscenze tecniche per usarlo, occorrono altre capacità».
Il programma
9.30: saluto iniziale (don Davide Milani, responsabile comunicazione Arcidiocesi di Milano e presidente Fondazione Ente dello Spettacolo)
9.45: introduzione (Giovanni Baggio, vicepresidente Aiart nazionale)
10: I nativi digitali non esistono. I requisiti di un efficace approccio educativo alle tecnologie (Stefania Garassini, Università Cattolica del Sacro Cuore, presidente Aiart Milano)
10.30: Social networks: chi, come, dove, cosa, perché (Anna Simonati, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
11: Condividere senza invadere. Esperienze e casi di successo. Un buon rapporto genitori-figli può aiutare anche nel virtuale (Paola Abbiezzi, Università Cattolica del Sacro Cuore, segretario Aiart Milano)
11.30: Video Universo Youtubers: chi seguono e a chi credono i nostri figli
11.50: I servizi e gli strumenti per aiutare chi educa (Nicoletta Vittadini, docente e senior researcher Osscom, Università Cattolica del Sacro Cuore); Web Reputation e comportamenti a rischio online (Federica Zanella, presidente Corecom, Regione Lombardia: sportello Web Reputation)
Ingresso libero con prenotazione su www.chiesadimilano.it/comunicazionisociali