«Sul Sinodo minore “Chiesa dalle Genti”, devo dire che l’opportunità di affrontare in modo più approfondito questo tema nasce dalla persuasione che sia possibile prendere coscienza che sta nascendo un futuro della città metropolitana e della Diocesi che non possiamo prevedere, ma del quale possiamo interpretarne segni che già ci sono. Il senso di un Sinodo non è trovare ricette per risolvere i problemi, ma rispondere alla domanda di come sarà il volto del Diocesi di Milano e quali cambiamenti saranno necessari e opportuni riguardo al modo di vivere la configurazione della Comunità cristiana».
Sono questi i motivi che hanno spinto l’Arcivescovo a indire il Sinodo minore “Chiesa dalle Genti” che prenderà avvio con un Rito di apertura, domenica prossima alle ore 16.00 nella Basilica di sant’Ambrogio.
«La consultazione capillare e il modo con cui il Sinodo vuole essere praticato – l’ascolto reciproco – significano raccogliere tutte le voci disponibili a dare un aiuto per capire cosa stia avvenendo», continua monsignor Delpini, illustrando le linee e gli obiettivi dell’Assise nella Conferenza stampa di presentazione che si svolge nel Salone dell’Arcivescovado. «Non si tratta di un Sinodo sui migranti, ma relativo a come deve cambiare la vita della Chiesa di Milano perché tutti si sentano partecipi di una realtà nella quale convivono, ad esempio, tante e diverse Cappellanie».
Chiaro che questa analisi, volutamente a 360°, a partire dall’aspetto fondante della fede, si allarghi poi, anche a campi che tutti, come cittadini e persone, condividiamo, quali la dimensione lavorativa, demografica, la scuola, la sanità, perché «i bambini frequentano le medesime classi e quando ci ammaliamo andiamo negli stessi ospedali», osserva Delpini.
Insomma, il Sinodo quale occasione propizia per interrogarsi sul futuro, soprattutto di fronte a quelle cifre che danno immediatamente il senso del momento odierno, dell’epoca di cambiamento, come l’ha definita papa Francesco.
«25 anni fa, l’immigrazione era al 2%, oggi si attesta al 14%», osserva la sociologa della “Cattolica”, responsabile “Economia e Lavoro” presso la fondazione Ismu e membro della Commissione di Coordinamento del Sinodo, Laura Zanfrini. «A Milano si parlano una settantina di lingue diverse ed è evidente che sia cambiato in profondità anche il panorama religioso, non solo per la fede non cristiana, anche se si parla più che altro di Islam. A Milano quasi 4 bimbi che nascono su 10 hanno almeno un genitore straniero e si registra una fortissima tendenza alla stabilizzazione, basti pensare che 4 famiglie immigrate su 10 hanno acquistato casa e che sono 2000 i richiedenti asilo ospitati nelle strutture che fanno riferimento a Caritas ambrosiana».
Poi accanto all’Arcivescovo, sul palco, salgono quelli che, con sbrigativa banalità, continuiamo a definire “stranieri”, come Marlene Williams e i coniugi Johnny e Jacqueline Urrutia, fedeli peruviani. Johnny, arrivato in Italia nel 2000, raggiunto, dopo 6 mesi dalla moglie. «Nella mia parrocchia a Cologno Monzese faccio parte del Consiglio Pastorale. Ho conosciuto il Signore a 35 anni, grazie alla Comunità e al Gruppo Famiglia: non è mai tropo tardi». Jacqueline aggiunge: «Gli amici mi chiamano “peri-colognese”. Sono contenta perché credo che l’integrazione sia abbracciare la storia di questo Paese che ci ha accolto, amarlo. Io sono peruviana, ma non straniera».
«Il Sinodo non è solo una convocazione, è un’esperienza antropologica e spirituale nella quale sentirsi popolo e corpo, fare parte di un’orchestra. La sua idea nasce anche dalla grande partecipazione che abbiamo visto durante la Visita pastorale condotta nei Decanati dal cardinale Scola, gli anni scorsi e dalla Visita specificamente dedicata alle Cappellanie straniere. Non mancheranno sinergie con il Sinodo dei Vescovi sui Giovani», dice monsignor Luca Bressan vicario episcopale e presidente della Commissione, cui è accanto il Moderator Curiae, Bruno Marinoni che illustra la croce simbolo del Sinodo, opera dello scultore Eduardo Brocca Toletti.
«Bisogna essere capaci di guardare con fiducia al domani e con la gioia dello Spirito che ci spinge a largo. Così faremo anche per il Sinodo, conclude monsignor Delpini, che non esclude che “Chiesa dalle Genti” possa essere il primo di altri “minori” dedicati a singoli aspetti della Pastorale. «Vogliamo imparare vicendevolmente e dialogare anche con le Istituzioni e realtà diverse, , accettare aiuto per un cammino di vera sinodalità». Anche, magari, attraverso lo strumento di questionari pubblicati sul sito dedicato www.chiesadimilano.it/sinodo