“Chiesa dalle genti, responsabilità e prospettive. Linee diocesane per la pastorale”, indetto il 27 novembre dall’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, è un sinodo minore. Questa forma di consultazione viene da lontano e, tuttavia, è stata reinterpretata in maniera originale da mons. Delpini.
La dicitura Sinodo minore fa riferimento a un elemento tradizionale, quantomeno nella storia dell’Arcidiocesi di Milano. Dopo i dettami tridentini sulla celebrazione del Sinodo diocesano e dopo i primi adempimenti si verificò infatti la difficoltà di celebrare con la frequenza richiesta il sinodo diocesano così come normato dall’ordinamento tuttora vigente.
Negli ultimi decenni del XVII secolo l’Arcivescovo Federico Visconti introdusse così una forma assembleare più ridotta e quindi più semplice da convocare, denominata Sinodo minore, da celebrarsi con maggiore frequenza rispetto al Sinodo diocesano. Questo tipo di assemblea venne anche normato dal diritto particolare, nel corso dei secoli e l’ultimo aggiornamento normativo risale al Sinodo diocesano 45° (1951, Schuster), dove il Sinodo minore è sostanzialmente previsto come assemblea dei vicari foranei (oggi decani).
L’ultimo Pastore ambrosiano a celebrare i Sinodi minori fu il cardinale Giovanni Colombo, Arcivescovo di Milano dal 1963 al 1979. Con lui l’assemblea del Sinodo minore si allargò sino a comprendere i parroci mantenendo, tuttavia, la caratteristica di assemblea informativa più che di luogo di ascolto.
Oggi l’Arcivescovo Delpini rievoca questa tradizione per promuovere qualcosa di profondamente diverso: un ascolto della Chiesa diocesana che comprende una vera consultazione della comunità ecclesiale valorizzando l’apporto dei due consigli diocesani (presbiterale e pastorale) come luogo di sintesi di quanto emerso dal percorso di consultazione (sostituendosi quindi a quello che sarebbe il ruolo dell’assemblea sinodale).
Pur in mancanza di un’assemblea sinodale, “La Chiesa dalla Genti” è, dunque, propriamente un sinodo perché, per quanto attuato con altre forme, è comunque un camminare insieme della Chiesa Ambrosiana.
È detto “minore” perché ricollegandosi alla tradizione di celebrare assemblee ecclesiali più ridotte rispetto a quelle richieste per la celebrazione del sinodo diocesano, prevede consultazioni contenute nel tempo (un anno circa) e su un singolo tema (capitolo) e in ordine a un rinnovo progressivo delle disposizioni stabilite nei sinodi precedenti, nella fattispecie il 47°.
La natura di sinodo minore non preclude (anche se formalmente non è previsto) che la consultazione avviata possa preludere ad un sinodo diocesano.