Forte del supporto e dell’amicizia di insigni clinici medici universitari, mons. Giuseppe Bicchierai colse, negli anni cinquanta, l’urgenza della sperimentazione su larga scala e dell’utilizzo dell’ormone della crescita per affrontare i nanismi ipofisari. Il tema era per l’Italia senza dubbio innovativo e anche nell’opinione pubblica l’attenzione non era ancora nata: molto radicata era la sensibilità per le opere di prevenzione antitubercolare e per la riabilitazione dei post poliomielitici, mentre non si apprezzavano ancora le gravi conseguenze delle disarmonie che spesso nel periodo della crescita si manifestavano nel sistema endocrino e nelle deficienze scheletriche muscolari.
Mons. Bicchierai seppe intravedere la realizzabilità del progetto di un Centro Auxologio per la ricerca e l’assistenza sanitaria delle anomalie dell’accrescimento, che sapesse affrontare unitariamente gli aspetti tipicamente clinici, quelli psico-pedagogici e didattici per un armonico sviluppo dell’individuo. Ora, il Centro Auxologico Italiano è radicato in Piemonte e in Lombardia con tre presidi ospedalieri, riconosciuti tutti Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico per la ricerca biomedica e l’assistenza sanitaria.