È il VI appuntamento della Cattedra Giuseppe Lazzati, quello in programma lunedì 30 novembre, dalle 18 alle 20, presso la Sala San Satiro (piazza Sant’Ambrogio 15 – largo Gemelli, Milano), con una lectio del professor Virgilio Melchiorre, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «La figura della persona per un “nuovo umanesimo”», tema dell’iniziativa promossa dall’associazione “Città dell’uomo” (che quest’anno celebra il trentesimo di attività), mette a fuoco una categoria antropologica centrale – l’idea di persona -, facendo intendere la tesi di fondo: bisogna muovere da questa nozione, antica e sempre attuale, se si vuole fondare un umanesimo degno di tale nome.
I giorni angosciati che stiamo vivendo in Europa ci mostrano il rischio, continuamente incombente, di finire in spirali drammatiche sotto il sigillo della disumanità più efferata. Le vicende parigine (e non solo) ancora una volta attestano il tragico destino di morte cui può condurre la follia sanguinaria di esagitati che per giustificare i loro nefandi misfatti chiamano in causa perfino il nome di Dio. All’Angelus di domenica scorsa papa Francesco, con parole ferme, ci ha ricordato che un’operazione del genere è un’autentica «bestemmia».
Ma, al di là di questa disumana visione della realtà e dell’uomo, il nostro tempo ci riserva altre forme di riduzionismo antropologico, decisamente più soft, però nient’affatto rassicuranti. Pensiamo all’ideologia vincente, ormai su scala planetaria, del liberismo tecno-capitalista, con economia e mercato sempre più svincolati da controllo e disciplina da parte della politica. Gli esiti di simile situazione sono sotto gli occhi di tutti: viviamo una condizione di diffusa precarietà, di allargamento della forbice della disuguaglianza fra le classi, di rischio per la stessa democrazia. In poche parole, ci troviamo in presenza di tendenze che al centro non mettono l’uomo, con i valori costitutivi di giustizia, libertà, solidarietà, equità, ma il denaro, il profitto, l’interesse particolare.
Ricostruire, a vari livelli (politico-istituzionale, socio-economico, culturale), modelli di convivenza ispirati a genuino umanesimo costituisce l’urgenza di oggi. Ma da dove partire (o ri-partire)? Ecco, la ri-calibratura della riflessione e dell’azione conseguente intorno alla “figura” della persona, come chiave interpretativa e sollecitante della complessa realtà dell’uomo (e, naturalmente, della donna), ci sembra linea feconda di potenzialità ricostruttive. In questo senso, del resto, si possono cogliere non pochi agganci anche con gli approfondimenti svolti durante i lavori del Convegno della Chiesa italiana tenutosi a Firenze.
All’indagine esplorativa della nozione di persona che, dall’antichità classica fino a tutto il Novecento, ha visto applicarsi un numero considerevole di pensatori contribuirà la lectio del professor Melchiorre, che al tema ha dedicato continua e penetrante attenzione. Dal suo intervento si potrà cogliere l’intrinseca ricchezza e suggestione di una categoria, quella di persona appunto, in grado di far emergere i profili più decisivi e coinvolgenti dell’essere e dell’esperienza umana: autocoscienza, libertà, senso di responsabilità, socialità… Occorre ri-partire da qui per ri-tessere il disegno di un umanesimo “buono” (e, retorica a parte, “nuovo”), capace, quindi, di aprire a sentimenti di futuro, nel segno della speranza per l’intera umanità.