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12 novembre

«Cattedra Lazzati», lectio del cardinale Ravasi

Alla Sala San Satiro il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura interviene alla IX edizione dell’appuntamento promosso da Città dell’Uomo, parlando di «Cultura, culture, religioni per la “casa comune” europea». Luciano Caimi presenta l'evento

di Luciano CAIMI Presidente di “Città dell’uomo”

30 Ottobre 2018
Giuseppe Lazzati

Sarà il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, a tenere la lectio alla IX edizione della Cattedra “Giuseppe Lazzati”, che l’associazione Città dell’Uomo organizza lunedì 12 novembre, dalle 18 alle 20, presso la Sala San Satiro (piazza Sant’Ambrogio 15, Milano – ingresso libero). Dopo l’introduzione del professor Luciano Caimi, presidente di Città dell’Uomo, il cardinale Ravasi parlerà di «Cultura, culture, religioni per la “casa comune” europea». Il professor Caimi presenta l’evento.

È quasi superfluo sottolineare l’importanza del tema di questa Cattedra, in una fase in cui l’Europa, intesa come Unione Europea (l’organizzazione politica ed economica sovranazionale che raggruppa 28 Paesi del Vecchio continente), viene fatta oggetto di attacchi plurimi e concentrici. In parecchi Stati membri, l’ondata “sovranista” e “populista” sembra indotta a smantellare pezzo per pezzo quanto, con lungimirante intuizione e grande tenacia, si è costruito nei decenni post-bellici. Sono noti limiti e inadempienze dell’Unione così come oggi si presenta. Ma la soluzione sta non nel disfare l’“edificio”, bensì nel migliorarlo, per renderlo all’altezza dell’“utopia” (in parte realizzata) dei padri fondatori e delle gigantesche sfide sul tappeto. Del resto, in un mondo iper-globalizzato e dinanzi al preponderante peso economico di colossi internazionali (Usa e Cina, in primis), il futuro dei Paesi europei richiede rinnovata capacità di “fare squadra”.

È tempo, insomma, d’irrobustire, non di allentare, sinergie e progettualità condivise, oltre gli egoismi nazionali. Naturalmente, si tratta di un disegno strategico ad ampio raggio, che investe livelli operativi articolati, incominciando da quelli politico-istituzionali e socio-economici. Ma non può limitarsi a essi. Senza una cornice in grado di configurare orizzonti di senso e di valore che riconfermino le ragioni fondanti dell’Unione non si va lontano. In tale ottica, cultura/culture e religioni rivestono grandi responsabilità. Queste ultime rappresentano, certo, “mondi” ed “espressioni” dell’esperienza umana, che contengono al loro interno motivi di complessità, differenziazioni e linee di frattura.

Dire cultura/culture per l’Europa significa parlare di pensiero, intelligenza creativa, spirito critico, centralità della persona, gusto del bello, libertà, democrazia, universalità dei diritti, laicità, ecc. Un plesso di conquiste coessenziali all’umano personale e collettivo che il genio dell’Occidente ha saputo elaborare lungo i secoli e da tempo consegnato, come patrimonio, all’intera umanità.

Dire religioni per l’Europa significa addentrarsi in territori largamente esplorati, eppure sempre ricchi di sorprese, di capacità generativa, di potenzialità inedite. Ma significa anche fare memoria di dolorosissime divisioni, lotte fratricide, guerre cruenti all’inverosimile. È la storia del cristianesimo e delle sue Chiese. Del suo tormentato rapporto con gli Ebrei. Poi, di quello, sempre massimamente tribolato, con l’Islam. Ebbene, l’Europa che conosciamo è stata plasmata, nel bene e nel male, anche dalle religioni.

Nell’odierna, acuta fase di “sovranismi” e “populismi”, l’immagine della “casa comune” europea, va, senza dubbio, controcorrente. Ma è un’immagine evocativa, che indica una direzione al (doveroso) cammino ri-costruttivo dell’Europa. In quest’opera, la cultura e le religioni occupano un posto fondamentale. La Lectio del card. Ravasi ce ne offrirà ampia giustificazione.