Lunedì 11 novembre, alle 18, presso la Sala San Satiro (adiacente alla Basilica di Sant’Ambrogio a Milano), si terrà la XIV Cattedra Lazzati. La Lectio su «Giuseppe Lazzati: fra teologia del laicato e spiritualità laicale» è affidata a monsignor Giacomo Canobbio, teologo, direttore dell’Accademia cattolica di Brescia (vedi qui la locandina).
Il tema costituisce un capitolo fondamentale della riflessione del professor Lazzati. Per l’intera sua vita, infatti, si è interrogato intorno alla figura del laico cristiano, al suo ruolo, alle sue responsabilità nella Chiesa e nel mondo. Il passo del numero 31 della Costituzione conciliare Lumen gentium che recita: «Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio», fu letto come conferma di un’intuizione maturata in lui a partire dagli anni Trenta del secolo scorso.
La teologia della Regalità di Cristo, centrale nel magistero di Pio XI, poi il pensiero del Maritain di Humanisme intégral (1937), saldo nell’impianto tomistico dei due ordini di realtà, naturale e soprannaturale, quindi, l’opera di Congar, Jalons pour une théologie du laïcat (1954) costituirono matrici di un itinerario fatto proprio da Lazzati e giunto a definitivo compimento con la sua piena adesione alla dottrina conciliare riguardo a questo aspetto. Quando, negli anni Ottanta del Novecento, s’intraprese, da parte di alcuni teologi, un percorso di revisione della teologia del laicato – arrivando a porre indirettamente in discussione, sul punto suddetto, la stessa visione del Vaticano IIۚ -, in un quadro di Chiesa “tutta secolare” perché interamente posta nel mondo, il Professore non si sottrasse al confronto, sempre rivendicando la singolarità dell’indole secolare del fedele laico, indicata dal Concilio.
In Lazzati – che, si badi, non si considerava per nulla teologo, ma, aggiungiamo noi, di teologia s’intendeva -, l’impianto teologico del discorso costituiva lo sfondo sul quale poggiavano approfondimenti di spiritualità laicale. Li raccoglieva intorno a tre caratteristiche: creativo-creazionale, per il connaturale impegno del laico a operare, in senso trasformativo, nelle realtà terrene, soprattutto attraverso il lavoro; sapienziale, dovendo ispirare la propria azione secondo la Sapienza divina, “dono dall’alto”; comunionale, in quanto spiritualità alimentata dalla tensione all’incontro, al dialogo e alla condivisione di ricerca, esperienze e opere positive con tutte le persone di “buona volontà”.