In una società sempre più laica, “conversione” è un concetto che il pensiero non considera. Si dà per scontato che si diventi cristiani con il Battesimo ricevuto nella prima infanzia, quello che i genitori decidono per noi, mossi dalla fede o, sempre più spesso, semplicemente dalla tradizione. Molte persone sono addirittura convinte che sia impossibile ricevere il Battesimo più avanti.
E invece, sorpresa, in Italia nel 2023 sono stati censiti 742 “catecumeni” – così chiamiamo coloro che intraprendono un cammino di istruzione e di avvicinamento alla fede cristiana in vista del battesimo -, ma si stima che in realtà siano almeno 1.100. Di questi, la percentuale più alta (47%) ha un’età tra i 19 e i 30 anni, mentre un altro 21% è nella fascia 14-18 anni. Mentre negli anni passati erano in maggioranza stranieri, oggi cresce la percentuale di italiani (57%). Nella Diocesi di Milano, per esempio, se nel 2021 i primi erano 62 (70%) e i secondi 27 (30%), nel 2024 gli stranieri (in maggioranza albanesi, peruviani e cinesi) sono stati 50 (60%) e gli italiani 33 (40%). Un dato, questo, forse conseguente alla diminuzione generale dei battesimi: il numero totale è sceso dai 37.311 del 1995 ai 18.444 del 2023, con un picco negativo durante l’epoca del Covid.
I dati provengono da un’indagine svolta dal Gruppo nazionale del Servizio per il catecumenato dell’Ufficio catechistico nazionale. Li commenta don Matteo Dal Santo, responsabile del Servizio per la catechesi della Diocesi di Milano: «I numeri non sono da prima pagina. E soprattutto sono parziali, perché solo il 57% delle Diocesi italiane (128 su 226) ha risposto all’indagine. Ma sono numeri che ci parlano di una tendenza: se i catecumeni ci sono sempre stati, notiamo che in questi anni sono di più, sempre più italiani e sempre più giovani. Quello che è chiaro è che oggi si diventa cristiani a ogni età». E infatti è proprio questo il titolo che è stato scelto per la giornata di formazione dell’1 febbraio, proposta dalla Sezione catecumenato del Servizio per la catechesi della Diocesi ambrosiana e rivolta a tutti gli educatori e agli operatori pastorali attivi nel settore.
Il Segno di febbraio dedica la copertina ai catecumeni, proponendo un approfondimento sull’età di chi inizia il percorso e raccontando le motivazioni, raccogliendo anche le testimonianze di adulti che stanno concludendo il loro cammino di discernimento e avvicinamento alla fede e di chi ha già ricevuto il sacramento.
Come la testimonianza di Alket Arapi, per cui il Battesimo è diventato un progetto familiare: un racconto di integrazione, prima ancora che di fede. Cinquantenne, originario di Fier, in Albania, vive con la moglie e i suoi due figli a Corbetta (Milano). Dopo aver vissuto l’infanzia e l’adolescenza nell’Albania in cui il regime comunista aveva vietato la libertà di culto, Alket all’inizio degli anni Novanta affronta il viaggio a piedi attraverso la Grecia per venire in Italia, dove spera di appoggiarsi a uno zio che viveva già qui. Così racconta il suo tragitto della speranza: «Camminavo da solo, nei boschi, e avevo paura, anche perché la Grecia e l’Albania non erano Paesi amici. È stato lì che nel mio cuore è nata come una preghiera, rivolta non sapevo nemmeno io a chi, visto che non conoscevo Dio. Pregavo di non morire, di raggiungere l’Italia, di riuscire a trovare un lavoro. E Dio mi ha ascoltato».
Alket continua a sentire il desiderio di pregare anche una volta stabilizzatosi a Corbetta: «Andavo nella chiesa della città e ci rimanevo fino a tardi – racconta -. Una sera il signor Luigi, uno dei parrocchiani, si fermò a chiedermi cosa ci facevo ancora lì, nella chiesa deserta. Gli risposi che speravo che Dio mi ascoltasse di più, visto che ero rimasto solo». Da questa battuta è nata una bella amicizia, durata fino alla morte di Luigi: «È stato lui a introdurmi in parrocchia, dove ho conosciuto tanta brava gente, che mi ha aiutato anche nelle difficoltà che avevo come migrante. A cominciare dal parroco, don Bruno Pegoraro, un uomo di grande umanità. È stata anche fortuna, d’accordo, ma io credo che Dio avesse un progetto su di me. È stato Lui a condurmi in quella chiesa».
Pian piano Alket si sistema, trova un lavoro stabile, torna in Albania, si sposa e porta anche sua moglie Irma in Italia. Nel 2003 nasce il loro primogenito Saixhi, che viene battezzato all’età di quattro anni. È il battesimo del figlio a far nascere in Alket e Irma il desiderio di iniziare anche loro a camminare verso il sacramento. Nel frattempo, nasce la secondogenita, Serena, e così il cammino catecumenale matura e prende forma come cammino di famiglia. A ricevere il battesimo, nella notte di Pasqua del 2023, sono stati infatti mamma, papà e figlia, che nel frattempo aveva compiuto tredici anni. Una conversione familiare, quindi, un percorso davvero speciale: «È stata una grande emozione essere sull’altare tutti e tre, insieme anche a nostro figlio maggiore – ricorda Alket -. Un vero e proprio dono. Come dico sempre, la vita è meravigliosa, perché le cose più belle sono gratis».
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