Ad arricchire quella mappa della memoria che nella nostra città è incastonata nei marciapiedi con 132 Pietre d’inciampo, da oggi c’è anche quella dedicata al giovane presidente della Fuci milanese Carlo Bianchi, ucciso a Fossoli il 12 luglio 1944 insieme ad altri 66 martiri e ricordato dall’Arcivescovo nel 2019 presso il Campo della Gloria al cimitero di Musocco. La colpa del giovane Bianchi fu quella di credere nella libertà e nella dignità dell’uomo, che vedeva calpestate dal regime fascista. Anche negli anni in cui questo godeva di un ampissimo consenso popolare, Bianchi resterà fedele ai suoi ideali, impegnandosi nella sua parrocchia dei Santi Nazaro e Celso alla Barona, dove era iscritto all’Azione cattolica, e soprattutto tra gli universitari cattolici, partecipando ai molti appuntamenti anche nazionali. In una foto del 1932 lo riconosciamo con la feluca in testa vicino all’assistente nazionale monsignor Giovanni Battista Montini. Frammenti di una vita normale, come quella di tanti, nonostante la Fuci subisse le continue violenze dei Guf, i giovani universitari fascisti dai quali anche il futuro Paolo VI venne picchiato.
Poi venne la guerra, e in risposta alla lettera pastorale in cui l’arcivescovo Schuster il 21 febbraio 1943 invitava gli universitari a operarsi per rispondere alle esigenze di una Milano lacerata da bombardamenti e lutti, Carlo Bianchi fondava la «Carità dell’Arcivescovo» per l’assistenza ai bisognosi della città. L’opera esiste tutt’oggi nei locali di via Bergamini 10 ed è stata insignita l’anno scorso dell’Ambrogino d’Oro del Comune di Milano per i suoi 75 anni di ininterrotta attività. Oggi è la figlia Carla a guidare l’opera del padre, che non la conobbe mai. Oltre all’impegno caritatevole, Bianchi si impegnò in politica, entrando nel ’44 nel Cln milanese, dove introdusse anche Teresio Olivelli. Insieme fondarono il giornale Il Ribelle e collaborarono con Oscar, la rete clandestina di giovani e preti della nostra Diocesi che riuscì a salvare migliaia di ricercati politici e razziali e a cui parteciperò anche don Giovanni Barbareschi, ultimo a vedere Bianchi in vita. Oltre il reticolato del campo, Carlo gli consegnerà un bacio per i suoi crapini d’oro.
Per ricordarne la figura, la Fondazione Ambrosianeum insieme all’Arcidiocesi, la Pastorale giovanile, l’Azione cattolica, la Fuci, le Acli e l’Associazione delle Fiamme Verdi propongono per martedì 20 aprile, alle 18, l’incontro “Dalla Resistenza al futuro, il compito di educare”, in diretta sul canale YouTube di Fondazione Ambrosianeum. Dopo l’introduzione dell’Arcivescovo, interverrà il professor Anselmo Palini, saggista, che si occuperà di contestualizzare e attualizzare il tema della formazione giovanile della coscienza di fronte alle sfide della storia, allora come oggi. Porteranno la loro testimonianza Carla Bianchi Iacono, dell’associazione Nazionale Partigiani Cristiani, e Pia Majno Ucelli di Nemi, staffetta delle Fiamme Verdi. A moderare l’incontro il presidente di Ambrosianeum Marco Garzonio. Durante la serata un’attrice del Piccolo Teatro di Milano leggerà alcuni brani della Resistenza e della Fratelli tutti di papa Francesco, nella consapevolezza che non solo le azioni, ma anche le parole di quei giovani formatisi negli oratori e nell’Azione Cattolica abbiano molto da dire ancora oggi a noi e, soprattutto, ai giovani per poter crescere «liberi e intensi», come scrivevano nella loro preghiera 77 anni fa Bianchi, Olivelli e tutti gli altri Ribelli per Amore.