Un autunno intenso, freddo di piogge, caldo d’aiuti. Il settore Emergenze di Caritas Ambrosiana ha ormai sviluppato una strutturata capacità di fornire sostegno, tramite volontari formati e attrezzature specifiche, nelle situazioni di bisogno determinate da eventi alluvionali estremi, figli a loro volta dei mutamenti climatici che caratterizzano la nostra epoca.
Nel Bolognese
I fronti di servizio sono molteplici. Nei giorni scorsi alcuni volontari ambrosiani sono stati attivi nelle zone collinari del Bolognese, dove tra il 19 e il 20 ottobre ha esondato il fiume Zena (precisamente a Botteghino di Zocca, frazione del Comune di Pianoro, e a Farneto, frazione del Comune di San Lazzaro di Savena); successivamente hanno lasciato spazio al volontariato organizzato dalla Caritas diocesana di Bologna. Esponenti delle parrocchie colpite dal maltempo stanno dunque utilizzando i macchinari provenienti dal magazzino Caritas di Burago (Monza e Brianza) per ripulire e asciugare le abitazioni alluvionate delle due località: ai kit inviati nel Bolognese subito dopo il disastro (ogni kit è composto da un generatore, un’idropulitrice e un’aspiraliquidi), da oggi, mercoledì 29 ottobre, si aggiungono anche 35 deumidificatori.
Nel Reggiano
Analogo supporto è fornito all’azione della Caritas diocesana di Reggio Emilia – Guastalla, che ha ricevuto in prima battuta 8 deumidificatori, cui se ne aggiungono ora altri 7. Una delle zone maggiormente colpite, nel Reggiano, è il comune di Cadelbosco, dove solo in questi giorni alcune strade sono tornate agibili e le famiglie stanno rientrando nelle abitazioni, e dove insieme alla Caritas locale si valuterà se saranno necessari ulteriori interventi.
Nel Faentino
Nel frattempo, nella diocesi di Faenza-Modigliana (teatro, come altri territori emiliano-romagnoli, delle tremende alluvioni della primavera 2023 e del settembre 2024), proseguono i lavori di asciugatura di edifici pubblici, ecclesiali e privati, grazie anche ai 58 deumidificatori prestati dall’organismo ambrosiano. A Faenza, inoltre, domenica 20 ottobre è stata celebrata la festa di ringraziamento per la ristrutturazione del Centro diurno “Cimatti”, cui Caritas Ambrosiana ha contribuito con un cospicuo finanziamento. Doveva essere una vera e propria inaugurazione, dopo che la struttura per anziani parzialmente non autosufficienti aveva riportato danni gravissimi, sommersa da acqua e fango nel maggio dell’anno scorso. Ma una nuova alluvione, nella notte tra il 18 e il 19 settembre di quest’anno, ha colpito la struttura, sebbene in maniera meno dirompente: l’apertura definitiva è stata dunque rimandata ai primi mesi del 2025.
A Milano
L’opera di aiuto e ripristino condotta da operatori e volontari Caritas si esplica però anche nella Diocesi ambrosiana. In questi giorni fervono i lavori al CeAS (Centro Ambrosiano di Solidarietà), situato nel Parco Lambro a Milano, al fine di riallestire spazi e arredi e rendere nuovamente agibili gli alloggi, che ospitano diversi soggetti fragili e vulnerabili e che sono stati danneggiati dall’alluvione del maggio 2024. Nel corso di quest’anno, a riprova delle conseguenze che i mutamenti climatici hanno sulla quotidianità anche dei nostri territori, ospiti e operatori del CeAS sono stati evacuati ben 16 volte a causa delle allerte meteo; basta infatti una pioggia abbondante perché il Lambro esondi, allagando i prati del parco e raggiungendo purtroppo, a volte, le strutture del CeAs. All’inizio del 2025 verranno inaugurati gli spazi che CeAS e Caritas stanno riallestendo in questi giorni.
La formazione
Come si diceva, per operare in situazioni di emergenza sempre più complesse, oltre che sempre più ricorrenti, è necessario affinare varie competenze, non solo di carattere tecnico, ma anche normativo, relazionale, di animazione comunitaria. A fornirle punta il percorso «Corsie d’Emergenza» (leggi qui), promosso da Caritas Ambrosiana e cominciato una decina di giorni fa. I 25 iscritti, che hanno saturato i posti disponibili, hanno in media 26 anni e provengono da 6 delle 7 Zone pastorali della diocesi di Milano, sono per la metà lavoratori e per la metà studenti universitari. Alcuni hanno già dato la disponibilità a intervenire negli scenari di crisi di questi giorni; ma soprattutto fra circa un anno, al termine del percorso, dopo aver acquisito conoscenze teoriche e aver compiuto tirocini pratici, diventeranno “coordinatori delle emergenze” per il futuro. Un investimento necessario e lungimirante. Che si spera di dover mettere a frutto il meno possibile.